Dda: estorsioni e droga in Valle Caudina, chiesti 12 rinvii a giudizio

Udienza gup a a Napoli a giugno. Per altre 14 persone già fissato il giudizio immediato

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Benevento.  

Sono dodici le richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Dda di Napoli in una inchiesta antiestorsione e antidroga dei carabinieri di Montesarchio in Valle Caudina. Si tratta di coloro che il 24 ottobre 2023 non erano stati raggiunti da alcuna misura cautelare, a differenza di altre quattordici persone per le quali è stato già fissato il giudizio immediato.

Dovranno presentarsi dinanzi al gup del Tribunale partenopeo Comella, il 6 giugno, Antonietta Abenante (avvocato Carla Maruzzelli), 27 anni, di S. Agata, Giovanni Coletta (avvocato Gianluca Condrò), 52 anni, di Montesarchio, Pasquale Landolfo (avvocato Mario Pasquale Fortunato), 65 anni, di Frattamaggiore, Pietro Luciano, 58 anni, di Bonea, Maria Antonia Lupo, 48 anni, di Bonea, Salvatore Meccariello, 33 anni, di Moiano, – per tutti l'avvocato Teresa Meccariello-, Pietrantonio Mango (avvocato Vittorio Fucci), 38 anni, di Moiano, Pasquale Napolitano (avvocato Mauro Iodice), 32 anni, di Airola, Massimo Oropallo (avvocato Elisabetta Carfora), 48 anni, di Moiano, Mario Razzano (avvocati Danilo Riccio e Osvaldo Piccoli), 75 anni, di S. Agata, Roberto Rizzo (avvocato Gandolfo Geraci), 30 anni, di Napoli, Antonio Saturnino (avvocati Marcello Severino e Riccio), 29 anni, di Sant'Agata.

Una presunta estorsione al titolare di un'impresa edile di Sant'Agata è contestata, in concorso con altri, a Landolfo, una presunta tentata estorsione a due imprenditori edili di Airola e Caserta è invece addebitata, sempre in concorso, a Saturnino e Razzano, e ad Oropallo e Mango, mentre Rizzo è stato chiamato in causa, con altri, per porto di armi e minaccia ad una persona.

Mango e Oropallo vengono tirati in ballo, con gli altri sei, e a vario titolo, nel capitolo che riguarda gli stupefacenti.

L'inchiesta, corroborata da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dalle immagini delle telecamere e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ritine di aver complessivamentericostruito le modalità operative del clan Pagnozzi e delle sue ramificazioni in Valle Caudina.