Blitz "governativi" in Rai per far fallire lo sciopero dei giornalisti

L'azienda pubblica trasformata in TeleMeloni, a rischio la libertà di stampa

blitz governativi in rai per far fallire lo sciopero dei giornalisti

Macheda (Usigrai): "I dati dello sciopero al momento non li conosciamo, la giornata è lunga, vedremo domani quale sarà stato l'effetto".

"Fuori i partiti dalla Rai". E' quanto invoca il segretario Usigrai, Daniele Macheda, in occasione della conferenza stampa alla sede della Stampa Estera di Roma spiegando le ragioni dello sciopero odierno della Rai.

"Bisogna fare una legge, forse ci aiuterà il Media Freedom Act, regolamento europeo che dice chiaramente che i servizi pubblici non devono avere il controllo dei governi", prosegue Macheda, precisando che "oggi c'è un sistema pervasivo, serve la vicinanza di tutti", dice Macheda, concludendo: "Questo sciopero va oltre la Rai, ma è un problema di libertà di stampa e l'assetto informativo in Italia. Sono accadute cose di recente che non fanno sperare bene su come andranno le cose in Italia.

La presidente del Consiglio (Meloni, ndr) ha il tempo di definire il servizio di Report su come si spendono i soldi pubblici per i centri migranti in Albania, definendo il servizio un linciaggio al premier albanese e al popolo albanese. Non ho sentito una parola dell'azienda in difesa del programma di Ranucci".

"I dati dello sciopero al momento non li conosciamo, la giornata è lunga, vedremo domani quale sarà stato l'effetto. Il diritto di scioperare e non scioperare va tutelato per tutte e tutti, ma certamente è la prima votla che si vede una organizazione che si definisce sindacale tentare di boicottare un'iniziativa sindacale", ha concluso. 

Voglio trasfomare l'azienda in TeleMeloni

"I giornalisti Rai oggi in sciopero hanno ragione e hanno tutta la mia solidarietà e quella di Alleanza Verdi e Sinistra. Le motivazioni ideologiche e politiche di cui blaterano i vertici Rai non sono nello sciopero, ma in TeleMeloni, megafono del governo con i soldi degli italiani di cui loro sono responsabili contro la libertà dei giornalisti. Il tentativo di boicottaggio dello sciopero è semplicemente indecente, puzza di regime. L'utilizzo del sindacato filogovernativo UniRai che chiama a raccolta i suoi 350 iscritti, contro gli oltre 1.600 che aderiscono a UsigRai, invitandoli a rinunciare perfino al giorno libero per mandare in onda lo stesso i telegiornali, è una schifezza indigeribile da politiche antisindacali degli anni 50 e 60".

Lo scrive sui suoi social il capogruppo al Senato di Avs Peppe De Cristofaro, componente della commissione id Vigilanza Rai. "I giornalisti Rai - aggiunge - scioperano perché l'azienda sta riducendo l'organico e non sostituisce chi va in pensione o in maternità, non vengono stabilizzati i precari e si ricorre alla chiamata diretta politicamente gradita, invece dei concorsi pubblici. Questi sono i fatti concreti che costringono i giornalisti a scioperare, altro che fake news. La verità dietro questo scontro durissimo che punta il dito contro la stragrande maggioranza dei lavoratori Rai, è la volontà di orbanizzare la tv pubblica occupando ogni spazio disponibile. Lo denunciamo da tempo, insieme al disastro che i dirigenti meloniani stanno provocando in azienda". 

Report in Albania per raccontare i campi profughi in allestimento

 "Quando abbiamo raccontato i due centri in Albania, a tutela del popolo italiano ma anche del popolo albanese, la premier (Meloni, ndr) parlava invece di linciaggio, anche se due sondaggi in Albania riportavano che dal 60 all'80% degli albanesi riteneva che l'inchiesta di Report fosse veritiera. Insomma, aveva più fiducia nel nostro servizio pubblico il popolo albanese che il premier italiano". Così il giornalista Sigfrido Ranucci, parlando alla Stampa Estera in merito ai motivi dello sciopero dei giornalisti Rai di oggi.

"Anche il ministro Lollobrigida ha parlato di 'nemico in casa', abbiamo avuto pressioni politiche attraverso le denunce e le querele", prosegue Ranucci, che in merito alle repliche di Report da mandare in onda d'estate, conclude: "Noi mandiamo quelle cose a zero euro, con la media del 7% anche in terza, quarta e quinta battuta, compresi gli introiti pubblicitari. Da dopo Fuortes si è scesi a cinque, ora si è scelto anche di cancellarle. Nessuno mi ha detto nulla, l'ho dovuto sapere in maniera clandestina, quando ho chiesto spiegazioni nessuno mi ha risposto. Ma chi è che deve concordare il tipo di inchieste che devono o non devono andare in onda? Se sono stato commissariato politicamente all'interno dei temi dell'azienda vorrei saperlo".