I ladri si uccidono solo di notte, lo dice anche la Bibbia

E' scritto in modo chiaro nell'Esodo. Ma una aggravante era prevista nel codice Rocco.

E la stessa cosa è definita in modo chiaro in un antico codice Romano. Insieme a leggi decisamente inconcepibili oggi, come la legge del taglione (chissà quando verrà riproposta...). Tutto questo dà anche il senso dell'attuale dibattito parlamentare.

di Luciano Trapanese

Lo avreste mai creduto? La nuova legge che amplia la legittima difesa (e consente di sparare e uccidere chi si introduce nelle vostre case di notte), ha un preciso riferimento biblico.

Tra le pagine dell'Esodo (22: 2, 3) – testo dell'Antico Testamento – si legge (in modo ben più chiaro della norma approvata alla Camera, beh non ci vuole molto): «Se il ladro, colto nell'atto di fare uno scasso, è percosso e muore, non c'è delitto d'omicidio». Per poi chiarire meglio: «Se il sole era levato quando avvenne il fatto, vi sarà delitto d'omicidio».

C'è chi ha detto che la nuova normativa è stata copiata da quella francese. In realtà il riferimento è ben più antico. L'Esodo è stato scritto – secondo gli studiosi – nel corso dei secoli. Ma l'ultima versione risale al VI – V secolo avanti Cristo. Duemila e 500 anni fa.

Ora le opzioni sono due. La prima: se lo dice la Bibbia allora è giusto fare così (ma a seguire alla lettera certe cose dell'Antico Testamento poi ci porterebbe ad accettare anche altre disposizioni. Ve ne citiamo alcune: se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno essere messi a morte; se uno ha rapporti con la nuora tutti e due dovranno essere messi a morte, il loro sangue ricadrà su di loro; se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due dovranno essere messi a morte; se uno ha un rapporto con una donna durante le sue regole e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue: tutti e due saranno eliminati dal proprio popolo; se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre, sarà arsa con il fuoco.»)

Ce ne sono anche altre, naturalmente. E dello stesso tenore. Ma è chiaro che un cattolico non si approccia al libro sacro come a un manuale. Un libretto di istruzioni o un elenco di istanze etiche alle quali obbedire. Come accade invece per ebrei i islamici.

Curioso che sia accaduto ai nostri legislatori. E c'è qualcuno (da Renzi alla Lega, che ritiene la licenza di uccidere nelle ore notturne un limite insopportabile alla libertà di difesa).

A dire la verità anche l'articolo 61 del Codice Rocco (quello in vigore – fino al 1989 - prima della riforma del codice penale), prevedeva una aggravante per i furti notturni: «L'aver profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona anche in riferimento all'età, tali da ostacolare la pubblica e privata difesa».

Un'altra chicca dello stesso tipo è stata scovata da

Il Post”  che la racconta con inevitabile ironia. Anche gli antichi romani avevano fatto una distinzione tra la legittima difesa di notte o di giorno. Nelle leggi delle XII tavole, un codice che risale al 450 a.C, si legge (nell'ottava tavola): «Se avrà tentato di uccidere nottetempo e fu ucciso, l'omicidio sia considerato legittimo».

Sempre al buio dunque.

E' bene ricordare anche le altre leggi contenute in quel codice, così, giusto per dare il senso dell'epoca, e immaginare che forse qualcosa è cambiato in duemila e cinquecento anni (o no?): su prescriveva l'uccisione dei bambini nati con malformazioni. Se una persona mutilava un'altra bisognava applicare – in caso di mancato accordo – la legge del taglione. C'erano punizioni per chi faceva magie sui raccolto altrui e in caso di omicidio involontario le leggi imponevano il sacrificio di un ariete.

Tutto ci sembra bizzarro. Anche il diritto a uccidere i ladri solo di notte. E infatti i solerti parlamentari sono già al lavoro per garantire la possibilità di esibire le “colt” anche durante il giorno. Sarà pure un deterrente per i ladri. Ma è probabile che in molti dovranno attrezzarsi con gli allevamenti di arieti.