Le vostre dieci piccole idee per cambiare la città

Proposte semplici e a basso costo. Sviluppiamole insieme a sottoponiamole a chi amministra.

Per creare un circolo virtuoso capace di cambiare dal basso la vostra città. Le buone idee non mancano, lo sappiamo. Ma impegniamoci a farle realizzare. Insieme.

di Luciano Trapanese

Dieci piccole idee per cambiare la città. Siamo sicuri che molti di voi hanno proposte semplici (e magari per questo geniali), di buon senso, a basso costo, che potrebbero migliorare la vivibilità, creare un indotto positivo per il lavoro, sollecitare l'aggregazione e la funzione sociale di tante strutture abbandonate e innescare – nel complesso – quel circolo virtuoso capace di cambiare le prospettive di chi governa nei palazzi, dai palazzi e per il palazzo.

Ottopagine ha una proposta per quelli che non si vogliono arrendere allo status quo: inviateci le vostre idee, le vostre intuizioni. Sviluppiamole insieme. Sottoponiamole al giudizio dei lettori (via web) e quando saranno pronte portiamole agli amministratori. Dovranno dirci se quel progetto verrà preso in considerazione o in caso contrario perché no.

Le idee dovranno avere determinate caratteristiche. Devono essere a basso costo, di semplice realizzazione, utilizzare strutture già esistenti, creare un indotto economico capace di autofinanziarsi, avere anche un valore sociale.

Chiederemo a confindustria di darci una mano, almeno nella valutazione dei piani di fattibilità.

I progetti possono interessare qualsiasi settore: cultura, intrattenimento, servizi sociali, gestione e cura di spazi pubblici, assistenza, innovazione digitale. Non c'è limite, naturalmente.

Basta la vostra inventiva. E saremo felici di offrire i nostri spazi, la nostra visibilità.

Chissà perché chi è chiamato ad amministrare molto spesso subisce un black out. Si entra in consiglio e si spegne la luce, le idee spariscono e resta solo un obiettivo: avere fondi per spenderli in qualche modo. Anche se quel progetto non serve a nulla.

Gli interessi prendono il sopravvento. La burocrazia spegne l'inventiva. E l'incapacità fa rima con immobilismo. Sempre con la stessa musica di sottofondo e il ritornello che ripete: non abbiamo un euro. Poi se le idee arrivano dall'esterno, da semplici cittadini, beh, vengono scartate a priori. Magari anche per lesa maestà: come ti permetti di proporre, gli amministratori siamo noi.

Un peccato. Energie, inventiva, progetti con un'alta possibilità di riuscita, tutti finiti nel macero. Per la miopia di chi governa e la debolezza – mediatica – di chi propone. Con evidenti conseguenze: governi immobili, decadenza urbana, fuga dei giovani e disinteresse dei cittadini.

Proviamo a invertire tutto questo. A ribaltare il tavolo. Insieme.