I rifiuti? Sì, grazie. Portateli da noi. E' guerra tra paesi

Gara tra i comuni per ospitare i siti di compostaggio. La rivolta dei paesi confinanti.

Il caso di Chianche. E le ragioni dei comuni che non vogliono quell'impianto.

Avellino.  

di Luciano Trapanese

Il mondo alla rovescia. Vi ricordate qualche anno fa le manifestazioni di piazza sparse un po' ovunque in Campania per dire “no” alle discariche? Le cariche della polizia, le auto in fiamme, bambini e anziani a fronteggiare i celerini, i carotaggi notturni, la Chiesa in prima linea? Ebbene, resettate. Il mondo è cambiato. O quasi (e il quasi ve lo spieghiamo tra qualche rigo).

La Regione ha adottato il nuovo piano dei rifiuti per aderire agli standard europei sullo smaltimento.

Qualche anno fa era un fuggi fuggi. Oggi, per ospitare 25 impianti di compostaggio si sono offerti ben 37 comuni. Il motivo è semplice. E duplice. Gli impianti non sono discariche. E chi li ospita ha un discreto riconoscimento economico e qualche positiva ricaduta occupazionale. In tempo di crisi, capirete...

Tutto bene, dunque. Quasi (ecco, ci siamo). Perché a impugnare la scelta sono a questo punto i comuni confinanti a quello che ha scelto di ospitare gli impianti. Terra terra il discorso potrebbe essere: a te i benefici a noi l'inquinamento.

In Irpinia non è proprio così. L'impianto in questione è quello di Chianche. Comune che insiste nella stessa area della inquinatissima Valle del Sabato (e dove c'è già il famigerato Stir), e confina con le pregiate aziende vitivinicole che producono il Greco di Tufo.

La scelta di Chianche ha dunque innescato una serie di aspre polemiche. Che sono in buona parte condivisibili.

Un passo indietro. Cos'è un impianto di compostaggio? E' una struttura che dovrebbe trasformare i rifiuti organici in energia pulita. A Chianche è previsto il trattamento di trenta tonnellate di materiale al giorno.

Qual è il problema? Sono diversi, a dire il vero. Uno in particolare. E dipende dalla qualità del rifiuto organico. In presenza di concentrazioni di metalli pesanti e residui organici tossici si rischia la contaminazione dei suoli e l'emissione di gas inquinanti nell'aria.

Ok, è un rischio. Magari ci saranno controlli su controlli.

Ma il punto è soprattutto un altro.

E' giusto che un comune decida in piena autonomia di ospitare un impianto di questo tipo senza la condivisione dei comuni vicini?

Il movimento Liberi per Altavilla ha evidenziato una serie di criticità. Ne citiamo alcune.

E' stata del tutto ignorata qualsiasi pianificazione territoriale. Dimenticato che l'area in questione è di elevato pregio agricolo (Greco di Tufo docg). Non si è tenuto conto del piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani (che impone il rispetto

di una lunga serie di vincoli). L'area scelta è ad accentuato rischio idrogeologico. La zona non avrebbe, oltretutto, i requisiti industriali richiesti (la disponibilità di almeno 20mila metri quadrati con una viabilità adeguata).

Non c'è stato nessun coinvolgimento della popolazione.

Ma soprattutto, e questo riteniamo sia il punto nodale: la località scelta dal comune di Chianche (Pianelle), confina con i comuni di Altavilla Irpina, Ceppaloni, Petruro Irpino ed è adiacente ad Arpaise. E quindi: ogni decisione non può prescindere da una valutazione di carattere intercomunale.

La Regione pensava di aver risolto i problemi di ordine pubblico con la richiesta di disponibilità dei comuni in cambio di un ritorno economico. Ma non aveva fatto i conti con le popolazioni delle località confinanti.

Si potrebbe dire: mettete i rifiuti da qualche parte, ma non nel mio giardino. E neppure in quello del mio vicino. Ma sarebbe una semplificazione che mortifica le ragioni di quanti ritengono non idoneo il sito di Chianche.

Lo scontro è aperto. Non ha – per fortuna – una valenza drammatica, come al tempo delle discariche (ferite molto più gravi su un territorio, rispetto al rischio inquinamento di un impianto di compostaggio). La soluzione resta sempre il dialogo e la condivisione. Ed è chiaro che l'opinione dei comuni che sono a due passi da dove sarà realizzato il sito non può essere ignorata. Soprattutto se le ragioni di un eventuale “no” poggiano sul rispetto di precise normative.