Camusso in Irpinia: "Ripartiamo dai giovani e dall'ambiente"

No alle trivellazioni, più infrastrutture e protagonismo dei territori

Avellino.  

Lavoro, ambiente, sviluppo. Sono questi i tre cardini intorno ai quali si può costruire, secondo la Cgil, una prospettiva di rilancio per l'Irpinia e la Campania. La visita ad Avellino del segretario generale del più grande sindacato italiano, Susanna Camusso, è servita a fissare i termini del dibattito che non può non partire dal lavoro. Presenti il sindaco di Avellino Paolo Foti, il segretario regionale Franco Tavella e quello provinciale Vincenzo Petruzziello insieme a Michele Buonomo di Legambiente Campania.

L'invito è a non rassegnarsi alle politiche al ribasso, alla marginalità, ma puntare tutto su agricoltura, risorse idriche e sistema infrastrutturale per accorciare il divario con il nord e ricordare al Paese che l'Irpinia e il Mezzogiorno sono traino e non rimorchio dell'Italia del futuro.

Il lavoro e i giovani. “La quotidiana ossessione di chi governa questa regione dovrebbe essere il lavoro e i giovani – ha dichiarato la Camusso - Dobbiamo prendere atto della crisi del modello in cui siamo e cambiare l'ordine delle priorità.

Nessun paese ha un futuro se i giovani pensano di doversene andare. In questi giorni si discute del Documento economico finanziario del Paese e in campagna elettorale stiamo sentendo di tutto. A sentire loro sembriamo il paese del Bengodi. Peccato che nelle parole del Governo la parola lavoro e occupazione non è mai comparsa. Il resto è nel solco delle cose già fatte negli ultimi sette anni, le parole sono le stesse, anche le scelte. Risultato: nessuna differenza, la redistribuzione del reddito vede pochi ricchi e troppi poveri. Un tema anche qui scomparso dal lessico di chi governa, se crescono le diseguaglianze non c'è occupazione”.

Mezzogiorno e disuguaglianza.“Cosa determina la disuguaglianza oggi? Una prospettiva per il futuro considera il Paese nel suo insieme. C'è chi pensa ancora che si può separare l'Italia, prima materialmente, adesso sorvolano sulla secessione ma la propongono economicamente e politicamente, sostennendo che ci sia un meravoglioso nord capace di fare qualsiasi cosa. Siamo l'unico paese che ha inventato la questione settentrionale. Forse bisogna dire che non c'è prospettiva se non lo si considera nel suo insieme. C'è chi pensa di continuare sul modello di un Mezzogiorno mercato della produzione del nord, ma è un modello fallito. Ricominciamo dai fondamentali. Misuriamoci con le nostre risorse”.

 

Il petrolio e le vere risorse. “Non dobbiamo avere la fantasia di diventare un paese diverso da quello che siamo – ha continuato il segretario generale della Cgil - . Con buona pace di tutti non siamo un paese petrolifero, non siamo un paese arabo. Non abbiamo i diamanti. Dobbiamo farcene una ragione, è inutile inseguire altre idee. Siamo un paese che le materie prime le sa trasformare. Siamo un paese che ha un suo straordinario patrimonio, da come siamo collocati nel mondo e dalla nostra storia. Siamo paese che ha come esercizio fondamentale della propria produzione la trasformazione di materie prime di altri. Possiamo continuare a farlo al massimo ribasso? Negli appalti, nello sfruttamento delle persone e dell'ambiente? No. E poi vale il buon senso. Ci sono altri paesi che lo fanno perennamente al ribasso e molto meglio di noi. Noi che ci vantiamo di essere nel G7 possiamo decidere di competere su un alto profilo.

Cambiamo i parametri della competitività. Il tema non è il costo. Servono politiche al rialzo”.

La Campania e le elezioni. “La campania, se la prendiamo dal versante della Regione, non si è particolarmente distinta negli ultimi cinque anni, non ha detto nulla rispetto all risorse che si spostavano al nord, non ha fatto nulla per tradurre in progetti il piano di Barca. Non c'è una vivacità e una ipotesi di sviluppo. Dal versante dei cittadini questa regione invece ha molto da dire e da proporre. Intanto è una Regione che sta sul Mediterraneo. Una qualche collocazione l'Italia nello scacchiere internazionale deve averla, scendendo dai carrarmati e domandndosi se si può fare del rapporto con l'altra sponda del Mediterraneo un fattore di sviluppo. Come si fa a farlo se non si ha l'idea di quali infrastrutture mettere in campo? Come ti proponi se il piano dei porti non va mai in porto, se continuano i commissariamenti e non si va mai a una gestione ordinaria?”

Le infrastrutture. “L'effetto dell'Alta velocità in Campania? E' che Napoli è più vicina a Torino che a Bari. C'è qualcosa che non va. Il modello del trasporto individuale non funziona, deve essere collettivo e disponibile. Come si può parlare di unità del territorio se una parte è collegata bene e l'altra è tagliata fuori?

Quando si parla di infrastrutture bisogna uscire dalla logica del breve periodo. Guardiamo alla prospettiva. Il grande male del nostro paese è stata l'idea che si potesse investire con il guadagno a breve. Il vero investimento invece è sul lungo periodo. E se si parla di investimenti smettiamola di pensare che la soluzione sia delegare tutto ai privati.

C'è bisogno del pubblico che pensa a cose utili a determinare capacità infrastrutturale negli anni a venire, non nei prossimi sei mesi.

Possiamo decidere di orientare lo sviluppo o vogliamo sempre delegare a chi passa? Non vedo tutta questa volontà di investimento delle imprese italiane che fuggono all'estero. Se vuoi orientare devi decidere quali sono i driver dello sviluppo. Non sono i licenziamenti collettivi senza giusta causa, quelle sono furberie per dire che si può competere sempre più al ribasso”.

L'agricoltura. “Dall'ottocento in poi è una delle grandi questioni dell'Italia. Una grande occasione mancata, ma è inutile piangere sul latte versato. Oggi è un versante su cui si può investire. Ma in termini di qualità. No con i caporali e lo schiavismo, ma qualità formativa e tenuta del territorio. Scopriamo oggi che i punti più innovativi dell'agricoltura italiana sono fatti dai giovani, ma anche l'agricoltura ha bisogno di infrastrutture. Inutile inventarsi la filiera sempre più corta. Non torniamo a una logica autarchica, le frontiere sono aperte. E l'agricoltura ha anche a che fare con l'ambiente”.

I forestali. “Smettiamo di considerare i forestali un costo e cominciamo a ragionare sul fatto che sono una risorsa per determinare qualità del territorio. Discutiamo della destinazione agricola e della messa in valore di questa terra. E inutile che ci raccontiamo la favoletta dell'offerta turistica: un territorio degradadto è solo un territorio degradato. E solo il pubblico può ridiscutere la sua oerganizzazione, partendo dal principio che sulla difesa del territorio non ci sono spese da tagliare”.

La pubblica amministrazione. “C'è un legame stretto tra idea di sviluppo e qualità della pubblica amministrazione. Si discute tanto dei dirigenti e poco degli obiettivi e di come deve funzionare la pubblica amminsitrazione. Il territorio non è delegabile ad altri soggetti, tanto meno alla criminalità organizzata. L'acqua, i servizi pubblici essenziali, il ciclo dei rifiuti. Tutto deve avvenire in un perimetro pubblico. Basterebbero poche stazioni appaltanti, tagliamo le società che non hanno funzioni, ma sui servizi no. Nessun taglio. Ne va della proprietà dello Stato di sé stesso”.

Turismo. “Smettiamo di pensare al turismo come al “fai da te” dei singoli in competizione tra loro senza alcuna idea della relazione che c'è tra beni culturali, ambientali, paesaggio e arrivo di persone. Guardate cosa accade con Expo 2015. Non c'è un piano nazionale intorno ad expo. Cosa accadrà ai milioni di persone che verranno tra un mese in Italia? Gli altri paesi europei stanno predisponendo percorci e vetrine dei propri paesi, noi no.

E poi le infrastrutture servono al turismo. In Campania per vedere Pompei Paestum e Ercolano è impossibile in un giorno, non c'è modo di muoversi da un luogo all'altro. Prima rendiamo disponibili i nostri beni”.

Lavoro e illegalità. “Bisogna decidere come affrontare il tema del lavoro. Se non c'è il lavoro la disuguaglianza sarà ancora il tratto fondamentale del Mezzogiorno. Ma parliamo di lavoro di qualità, con i diritti. I lavoro “purché sia” produce illegalità. I provvedimenti che abbassano le tutele producono illegalità. Tre milioni e ottocentomila lavoratoi stanno tra lavoro grigio e nero, più di 3 milioni dipendono dal sistema degli appalti. Viviamo in uan dimensione degradata del lavoro dove il problema è sempre e solo il prezzo. Le persone e i loro diritti non ci sono mai. Se non ci sono le persone non c'è prospettiva di sviluppo”.

 

L'intervento del sindaco Paolo Foti in apertura di convegno ha puntato tutto sui fondi europei. “La crescita e lo sviluppo di questa terra è legato alla capacità degli enti e delle categorie di riuscire ad intercettare le risorse che l'Europa ci metterà a dispozione nei prossimi cinque anni. Questo è il punto di partenza di qualsiasi discorso sullo sviluppo. Siamo chiamati tutti a fare la nostra parte. Abbiamo bisogno di innovazione. L'ultimo rapporto Svimez delinea un quadro preoccupante. Le grandi potenzialità mortificate e ignorate di questa provincia devono essere impegnate e valorizzate. I fondi europei non vanno sprecati come nel passato. I progetti prevedono cofinanziamento del 25 % vanno ricercate compartecipazioni di altri enti e di privati, perché no. Evitiamo di disperdere in singoli rivoli le già risicate risorse delle amministrazioni. Per Avellino è fondamentale delineare il piano strategico dei prossimi anni. Ci stiamo lavorando, suggerendo metodologie indicatori e prospettive. Su questo ci prodigheremo nei prossimi mesi. I cantieri entro l'anno chiuderanno e consegnermo un immagine di capoluogo diverso. Dobbiamo prendere consapevolezza che avellino deve assumere ruolo di porta d'ingresso dell' area rurale della Campania”

 

La Cgil e l'impegno sull'Irpinia. Il segretario Vincenzo Petruzziello parte dalle grandi vertenze. “Isochimica, la battaglia referendaria per salvaguardia dell'acqua, Irisbus di Flumeri. Il sindacato sta spendendo ogni energia per difendere gli investimenti. Lavoro ambiente e sviluppo sono le tre parole chiave. Questa è la necessità specifica dell'Irpinia, nell'ordine in cui sono elencate. La disoccupazione in Irpinia è al18%, quella giovanile è al 60 % oltre 83mila sono gli iscritti ai centri per l'impiego, nel 2014 più di 7milagiovani hanno lasciato l'Irpinia, è scomparso un comune irpino interamente abitato da giovani sotto i 30 anni. Il Progetto Garanzia giovani in Irpinia ha prodotto risultati vicini allo zero. Solo il 12 % su oltre duemila iscritti ha avuto la chiamata al lavoro in Irpinia. Anche il Job Act non è strumento a favore del lavoro ma solo contenitore che travasare lavoratori rendendo ancora più precario il mondo del lavoro. Oggi c'è chi sfrutta la libertà del job act risparmiando su commesse e sfruttando la forza lavoro. La pratica dei massimi ribassi è una trappola infernale.

Va detto che l'industria manufatturiera in Irpinia va difesa e sostenuta. Alcune eccellenze rappresentano il punto di partenza. La vertenza Irisbus è giunta a positiva soluzione anche grazie alla caparbietà dei lavoratori. Il settore agroalimentare e la filiera enologica rappresentano una grande opportunità ma anche il polo industriale di solofra va rilanciato. Ci vuole una accelerazione decisa di investimenti che supportano ricerca e innovazione nel comparto dell'agroindustria. Ragioniamo su quali strumenti mettere in campo. La formazione è fondamentale.

Il dato più eclatante è dato dalla contrattazione del monte ore lavorate nel settore costruzioni. I dati dal 2009 ci parlano di tremila posti di lavoro persi. Un paradosso se si pensa che da tre anni si discute di grandi progetti infrastrutturali. Sono occasioni irrinunciabili per l'irpinia. Su queste opere l'irpinia gioca la più grande partita per la rinascita dal sisma dell'80.

Il patto per lo sviluppo è stato il momento di maggiore sintesi per l'irpinia ma nel momento del confronto la Regione è venuta meno alle sue funzioni. Sull'Alta capacità restano ancora tanti dubbi, sui finanziamenti e sul progetto definitivo siamo ancora al preliminare del 2005 tutto ciò ci preoccupa e ci impegna ancora di più. Basta con le promesse.

Ci attendiamo dai rappresentanti politici campani un pressing più autorevole sulla regione campania e anche i sindaci, immaginiamo un maggiore protagoniismo in termini di proposta che guardi a sviluppo complessivo e non solo ai propri campanili”.

 

Infine Michele Buonomo di Legambiente ha ricordato che la più grabnde risorsa sta qui, in Irpinia ed è l'acqua. No alle trivellazioni.

“Il parco dei monti picentini rappresenta il serbatoio idrico del mezzogiorno. La prima grande battaglia da fare insieme è impedirne la trivellazione,accanto alle battaglie per le bonifiche e il dissesto idrogeologico. Facciamo in modo che le popolazioni si prendano cura del proprio territorio. Lanciamo la sfida delle comunità locali sostenibili. L'irpinia è culla di questa sperimentazione. Provare a utilizzare risorse anziché a scopo riparatorio, per valorizzare un welfare di comunità. Questa terra si presta meglio di molte altre. Abbiamo una straordinaria occasione di utilizzo del paesaggio. La cosa migliore è creare nuova economia con l'ambiente”.

 

Rossella Strianese