Elital, 70 lavoratori a rischio: «Pugliese, dicci la verità!»

Si rischia il dramma sociale, lavoratori fra i 56 e i 58 anni. Guarda le interviste: basta bugie

Spiega Gaetano Altieri, Uilm Irpinia Sannio: «Non si può dire, come ha fatto Pugliese, che i lavoratori ad Avellino costano troppo. Parliamo di stipendi da 1200 a 1300 euro a mese»

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio

«La Elital fallirà al 99percento, ma non è colpa dei lavoratori. Massimo Pugliese aveva prima parlato di un accordo col governo libanese di 62 milioni di euro che avrebbe permesso di salvare anche l'azienda. Ora, a mezzo stampa, smentisce che quei soldi serviranno per l'Elital. Vogliamo chiarezza». Sergio Scarpa, segretario provinciale Fiom Cgil, apre così l'incontro coi lavoratori Elital riunitisi oggi pomeriggio nella sede avellinese della Cgil. (Clicca sulla foto di copertina. Guarda l'intervista - in collaborazione con Angelo Giuliani. A fine articolo tutte le foto)

Presenti tutte le sigle sindacali (Oltre alla Fiom Cgil, ci sono Ugl metalmeccanici, Uilm Avellino Sannio, Film Cisl) e gli avvocati dei lavoratori. (Alle ore 19.45 guarda tutte le interviste su Ottochannel, canale 696 del digitale terrestre).

La scorsa settimana, durante l'udienza in tribunale nella quale si discuteva dell'istanza di fallimento dell'azienda di Pianodardine che produce pannelli fotovoltaici, c'era stata una svolta significativa nella vertenza Elital. Che tiene col fiato sospeso 70 lavoratori a rischio licenziamento in caso di fallimento. I legali di Pugliese non avevano presentato le carte di questo presunto accordo col Libano. E così, il giudice si era preso dieci quindici giorni per decidere sull'istanza di fallimento.

Oggi, ancora nessuna chiarezza.

Spiega Gaetano Altieri, Uilm Irpinia Sannio: «Non si può dire, come ha fatto Pugliese, che i lavoratori ad Avellino costano troppo. Parliamo di stipendi da 1200 a 1300 euro a mese. Non mi sembra siano dipendenti particolarmente privilegiati. Che abbiano fatto aumentare il costo della mano d’opera al punto da non rendere l’azienda competitiva. Queste sono fantasie di Pugliese. Ancora una volta per trovare una giustificazione a un suo fallimento. Se un’azienda accumula 50 milioni di euro di debito, fino ad arrivare sull’orlo del fallimento, le colpe sono di altri. Questi numeri inchiodano i veri responsabili».

Continua: «In questo momento c’è gran confusione. Dobbiamo capire se Pugliese ha presentato un piano in tribunale. Se vuole portare questa commessa in Libano ad Avellino. O se si tratta dei soliti slogan. Se davvero l’Elital fallisse, che succederà poi? Bisognerà trovare un’alternativa. L'imprenditore dica la verità, se ci sono possibilità seppure remote che ad Avellino si possano ancora produrre pannelli solari.»

Dello stesso parere Antonio Oliviero, segretario provinciale Ugl Metalmeccanici: «Non possiamo accettare che l’imprenditore Pugliese faccia dichiarazioni a mezzo stampa e che noi sindacati restiamo senza risposte su un eventuale piano industriale per rilanciare lo stabilimento. Chiediamo una risposta concreta. Pugliese ha comunicato di un investimento in Libano. Poi, il giorno successivo, ha smentito la notizia, parlando sempre attraverso i media, e mai guardando in faccia sindacati e lavoratori».

Sergio Scarpa, segretario provinciale Fiom Cgil, fa una breve cronologia della vertenza: «L’ultima volta che il collegio del tribunale si è riunito, l’imprenditore non ha presentato questo fantomatico accordo col Libano. Credo ci troviamo con un’azienda sul baratro del fallimento. I sindacati hanno provato a fare il possibile. Io invio i politici irpini, visto che abbiamo un tavolo col Ministero a Roma, ad intervenire. All’Elital ci sono lavoratori con un’età che oscilla dai 56 ai 58 anni. Il loro licenziamento sarebbe un dramma sociale. Pugliese non ha mai portato documenti o organizzato incontri col sindacato. C’è davvero questo contratto da 62 milioni? Se sì, quali sono gli aspetti tecnici per far ripartire uno stabilimento (l’Elital) fermo ormai da due anni. Ora servono fatti concreti, il tempo delle chiacchiere è finito».

Le parole emozionate di un'operaia, chiariscono bene lo stato d'animo dei lavoratori: «Siamo disposti a credere a qualunque cosa. Ma non devono essere solo chiacchiere. Chi vuole la chiusura di una fabbrica così importante? Ma non dipende solo da noi. Noi possiamo impegnarci come operai. Pugliese ci dicesse che vuole farne di noi. Perché illuderci con quest’investimento in Libano? La nostra è una posizione d’attesa. Non vogliamo illuderci, ci diano risposte».

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