Barricate contro gli immigrati. E' tutto inutile, ecco perché

C'è un'altra strada, che va oltre le proteste e gli sciacalli dell'accoglienza.

Si chiama Rete dei Piccoli comuni del Welcome. Un progetto concreto che mira a dare futuro e speranza per chi arriva e per chi c'è. Ci sono i soldi, ci sono le strategie. E ci sono già i comuni che hanno aderito.

di Luciano Trapanese

Vi chiediamo molto, cinque minuti del vostro tempo per scoprire che una via alternativa e vera all'accoglienza e per lo sviluppo delle nostre comunità esiste. Basta conoscerla.

Vi preghiamo di continuare. E' davvero importante.

Sulla questione immigrati si scherza con il fuoco. Andiamo tutti allegramente verso un precipizio. Sospinti da parole d'ordine estreme (sentite le dichiarazioni di amministratori e cittadini di Marzano di Nola), disagio reale e una politica dell'accoglienza fallimentare, affidata – spesso – nelle mani di qualche speculatore e con la passiva compiacenza delle prefetture.

Si moltiplicano i sindaci del “no”. Quelli «pronti a tutti» per impedire l'accesso agli immigrati. Fossero trenta, venti o solo cinque. Un «noi o loro» che chiude le porte a tutto. Un «noi o loro» contagioso («Se lo hanno fatto a Vitulano lo facciamo anche noi»). Che si estende a macchia d'olio. Avvelenando l'aria, riducendo il concetto di solidarietà a una pratica per pochi idioti e scavando la fossa a qualsiasi futuro. Non solo per gli immigrati, ma per intere comunità. Per noi stessi. Per i nostri figli.

Con una percezione di chi arriva alimentata da bufale sempre più diffuse: gli immigrati «stuprano le nostre donne», «come faccio a portare in giro i miei bambini con quelli per strada», «hanno malattie», «perché aiutano loro e non noi», «tra un po' saranno più di noi». Frasi ripetute in ogni dove e che oggi per molti sono diventate

incontrovertibili verità.

Ma c'è una strada diversa, tra l'accoglienza fasulla e non integrante degli speculatori e il «noi o loro» urlato da tante comunità?

C'è, esiste. E dovrebbe essere conosciuta almeno dagli amministratori. Comunicata e discussa con i cittadini. Una scelta di buon senso. Che aiuta chi arriva ma anche – e soprattutto – le comunità che ospitano.

Vi sembra impossibile? Se avete avuto la pazienza di arrivare fin qui, continuate a leggere. Potreste non essere d'accordo. Ma almeno conoscereste la «terza via». La possibilità altra. Per loro. Per noi. E per il futuro di tanti piccoli paesi.

Dell'iniziativa abbiamo già accennato, quella dei Comuni del Welcome. Ma ora la definiamo nei dettagli.

E' il manifesto per una rete campana dei piccoli “Comuni del Welcome”. Hanno già aderito i comuni di Roccabascerana, Chianche, Petruro Irpino e ora Baselice (tutti tra l'Irpinia e il Sannio). Hanno aderito con la totale adesione dei cittadini.

Come è stato possibile? Semplice. Continuate a leggere. Non si parla solo di accoglienza degli immigrati, ma delle reali, concrete e solide opportunità per l'intera comunità. Una scelta che non prevede speculatori.

Partiamo dalle dichiarazioni di intenti e dai soldi (che ci sono, e tanti), per dare il là a una reale politica di sviluppo. Anche grazie a quelle poche decine di migranti che i comuni accetteranno di accogliere.

Sono a disposizione strumenti europei e italiani contro l'indigenza e l'esclusione sociale (Sostegno all'inclusione attiva Sia, Pon Inclusione, Strategia nazionale per le aree interne). Misure che possono consentire di raggiungere l'ambizioso obiettivo politico di welfare locale a “esclusione zero” (e che riguarda – leggete bene – in particolare gli italiani).

E poi (altra misura rivolta in modo particolare sempre gli italiani): grazie agli attuali fondi messi a disposizione dall'Europa e dal governo in materie delicate come la riabilitazione del disagio psichiatrico, delle disabilità fisiche e intellettive, del recupero delle dipendenze patologiche, degli anziani fragili e dell'infanzia a rischio (Progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati Ptri con Budget salute), sarà possibile attuare un welfare comunale capace di prendersi carico delle persone fragili del proprio territorio.

Beh, che ve se sembra. Sono misure che farebbero bene a un piccolo comune? Ne siamo certi. E anche voi.

Ora passiamo alla questione immigrati (per chi aderisce al Manifesto).

Grazie al fondo straordinario delle politiche di Asilo, gestito dal Ministero dell'Interno e dall'Anci, è possibile attivare in ogni comune una presa in carico personalizzata dei migranti. Come? Basta l'adesione al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). In questo modo (QUESTO E' IMPORTANTE): si bloccano le distorsioni dell'attuale sistema di accoglienza basato sugli appalti delle prefetture a privati interessati al business dell'accoglienza.

Ci stiamo dilungando. Ma non è finita. Ai comuni che aderiscono si aprono anche altre strade.

Continuiamo. Grazie a nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, le risorse sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico di un piccolo comune possono essere trovate nel corretto utilizzo di beni comuni quali il sole, il vento, la geotermia e l'acqua.

In sintesi dunque, la Rete dei piccoli comuni del Welcome vuole dunque agire in modo sinergico ed efficace sulle politiche di accoglienza e inclusione. Per chi viene e per chi c'è. Utilizzando tutte le opportunità normative del welfare personalizzato e del welfare di comunità.

In pratica, nei nostri piccoli comuni il welfare dovrà passare dalla concezione di “sicurezza sociale” alla nuova visione del welcome: una progettazione sociale locale capace di dare futuro a comuni in via di spopolamento e alle città che vivono un forte tasso di invecchiamento della popolazione.

L'impegno – sul versante immigrazione – richiesto ai comuni del Welcome è questo: accogliere venti migranti se inferiore a mille abitanti, cinquanta se inferiore ai trentamila e100 se inferiore a settantamila.

E poi: attivare il Sia per tutte le famiglie con reddito zero. E dare il là ai Progetti terapeutico riabilitativi per i cittadini con una disabilità cronica, gli anziani fragili, le persone con problemi di dipendenza, i sofferenti psichici, i minori con disagio.

Come è possibile per i comuni avviare tutto questo? Anche in questo caso la risposta è semplice: i comuni aderenti alla Rete ottengono l'assistenza gratuita per tutte le seguenti iniziative. Progettare l'attivazione degli Sprar (partecipando al bando nazionale entro il 31 marzo o il 31 ottobre). Avviare la presa in carico personalizzata di tutti i nuclei familiari per favorire l'uscita dalla condizione di indigenza. Promuove l'applicazione del Budget di salute. Realizzare una mappatura del fabbisogno energetico del comune. Innovare i processi di agricoltura e valorizzazione del lavoro artigiano perché diventino leva di coesione sociale e di resilienza del territorio prima ancora dello sviluppo economico. Impegnarsi per l'accessibilità alle reti informatiche globali per tutta la popolazione locale. E infine promuove il turismo sociale nei piccoli comuni del Welcome.

Non ci sembra poco. Anzi. E' una strada vera, non percorrerla sarebbe peggio di un errore.