Non aprite quei rubinetti. Sarà un'estate senz'acqua

Crisi idrica in quasi tutta la Campania. Forniture a singhiozzo. In crisi agricoltura e turismo.

Si darà come sempre la colpa al meteo: poche piogge. Ma l'emergenza sono le reti. A pezzi. E tanti gestori sono sull'orlo del fallimento. C'è chi chi chiede alla Regione lo stato di emergenza.

di Luciano Trapanese

E' già stato di emergenza. Una regione senz'acqua, la Campania. E l'estate non è ancora iniziata. Nel Salernitano, in Irpinia, in molte aree napoletane, a Ischia e sul litorale flegreo. Già si raziona. In alcuni casi la sospensione dell'erogazione dura ore, notti intere. Caos anche in alcuni ospedali.

E' crisi piena a Salerno, Cava de' Tirreni, molte zone di Avellino, Montoro, Serino (dove c'è anche un grave problema di inquinamento), la Piana del Sele, il Vallo di Diano, la Costiera Amalfitana.

Una carenza idrica che al momento è quantificata

in media tra il 20 e il 40 per cento. Con punte del cinquanta. Ma con l'assenza di precipitazioni e il consueto aumento dei consumi nei mesi estivi la situazione rischia di diventare presto di estrema gravità. Quasi ovunque.

C'è chi valuta di proporre a De Luca la dichiarazione dello stato di emergenza idrica su tutto il territorio campano.

Si tratta di una emergenza annunciata. Che non può essere sempre e solo giustificata con le condizioni meteo, le scarse precipitazioni, le quasi inesistenti nevicate di questo inverno.

Se la crisi si aggrava di anno in anno è anche e sopratutto per le deficienze strutturali degli impianti. Molti tra enti e consorzi sono sull'orlo del fallimento. La crisi profonda dell'Alto Calore è cosa nota da tempo. La manutenzione è scarsa e approssimativa. I guasti si ripetono con sempre maggiore frequenza e i rattoppi sono solo pezze a colori su un sistema che si sta disfacendo.

Le percentuali di dispersione idrica lungo le tratte sono diventate imbarazzanti (erano molto meglio gli antichi acquedotti romani...). Servono opere urgenti, ma i soldi non ci sono. E non ci sono neppure i piani, le strategie. Niente di niente.

Per ora la crisi è a macchia di leopardo, ma è facile immaginare come la situazione sia solo destinata a peggiorare.

Inutile aggiungere che tutto questo rischia di avere un peso non solo sul nostro quotidiano, ma anche di arrecare danni all'agricoltura, uno dei pochi settori trainanti della regione. E naturalmente al turismo: altra importante fonte di reddito della Campania.

Stanno già arrivando i soliti consigli a non sprecare acqua, gli inviti ai sindaci a disporre misure severe per imporre ai cittadini un parco uso delle risorse. Tutto giusto. Ma sono soluzioni tampone, risolvono poco. Il malato – le nostri reti idriche e l'intera gestione del servizio -, sono invece gravi. Interventi non ce ne sono. In tanti casi si riesce a stento a garantire l'ordinario. Ma l'ordinario non basta. Servirebbero investimenti importanti. Straordinari. Che non ci sono. E neppure sono in programma.

Gli enti sono a secco di fondi e noi resteremo a secco. Di acqua.