Marzano è solo l'inizio: il Vallo apre all'arrivo dei migranti

Il sindaco di Lauro annuncia: i paesi del mandamento apriranno all'integrazione controllata.

A Marzano di Nola presto sarà aperto uno Sprar, altri paesi dovrebbero seguire l'esempio: radicale cambiamento dei primi cittadini del Vallo Lauro sulle politiche relative all'accoglienza.

Lauro.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Lo Sprar che aprirà a Marzano di Nola per accogliere i migranti è solo l'inizio: presto anche Lauro darà il suo contributo all'accoglienza degli immigrati, così come altri comuni del Vallo»: le parole del primo cittadino di Lauro, Antonio Bossone, presente al convegno "Ero straniero: l'umanità che va bene" per il superamento della legge Bossi-Fini che regola da dieci anni le politiche d'integrazione, riassumono l'inversione di tendenza che tanti sindaci del mandamento hanno avuto in questi ultimi mesi rispetto alle politiche rivolte all'accoglienza.

E non parliamo di piccoli cambiamenti, ma di radicali mutazioni: ricorderete la protesta di piazza a Marzano di Nola dove i cittadini, guidati dal sindaco Trifone Greco, si sono schierati contro l'arrivo degli oltre trenta richiedenti asilo attesi in paese. Un accordo che ha avuto come protagonista un anziano del posto e la Prefettura, una decisione che ha scavalcato il Comune e generato la protesta.

Il primo cittadino di Marzano ha poi riconsiderato la questione relativa all'accoglienza: dopo aver fermato l'arrivo in massa, si è detto favorevole agli Sprar. Un sistema d'integrazione controllato, rivolto a famiglie di immigrati, con una gestione dei richiedenti asilo più oculata: il Comune può esercitare la "clausola di salvaguardia”: che consente all'ente di non aprire centri d'accoglienza straordinari (i Cas). E limitare quindi gli arrivi dei migranti a tre ogni mille abitanti.

Una visione, quella di Trifone, condivisa con altri primi cittadini del Vallo.

Spiega in proposito Bossone: «Riteniamo che la Bossi-Fini abbia concluso la sua esistenza. E' necessario che tutti gli amministratori, sopratutto quelli che gestiscono aree con una bassa densità abitativa, riconsiderino il ruolo degli immigrati che possono rappresentare una risorsa se inseriti nel giusto contesto sociale e produttivo. Non dimentichiamo la storia: i nostri antenati sono andati volontariamente nei paesi stranieri, integrandosi gradualmente con molti sacrifici, ora anche ai richiedenti asilo bisogna dare la propria occasione di riscatto».

L'iniziativa del partito radicale ha già raccolto cinquantamila firme. Antonio Gengaro che ha sposato l'idea spiega: «L'Europa deve fare la sua parte. Ogni amministratore, a partire dai politici del nostro capoluogo, deve pensare di utilizzare i migranti in lavori socialmente utili: dare loro un'occasione».

Il quadro dell'integrazione in Irpinia, ve lo abbiamo tratteggiato più volte, al momento è fallimentare a causa di scelte che si sono rivelate errate: una su tutte lasciare le politiche d'accoglienza in mano a privati e cooperative che spesso hanno scavalcato i Comuni prediligendo un arrivo in massa degli immigrati per ingrassare i propri portafogli a discapito dei servizi offerti. Richiedenti asilo ai quali non sono stati assicurati i diritti minimi: igiene, istruzione. Mentre tante comunità hanno sviluppato un'avversione nei confronti di migranti perché hanno vissuto l'arrivo di massa come un'invasione.

In Irpinia sono soltanto 8 i comuni che ospitano 10 progetti ed in totale 250 persone. Mentre in 32 paesi si trovano 66 strutture con 2113 ospiti che permettono alle sole cooperative che si occupano dei servizi di arricchirsi. Settantasette comuni al momento non ospitano alcun migrante contribuendo a uno squilibro nell'accoglienza complessiva. Se infatti i 2380 migranti ospitati in provincia fossero distribuiti equamente su una popolazione di 400mila abitanti, ogni comune non ospiterebbe più di 20 richiedenti asilo.

Per ora solo un'utopia, ma il gesto dei sindaci del Vallo dimostra che qualcuno ha deciso di proporre un'alternativa e non subire passivamente quanto sta accadendo o cedere a soluzioni semplicistiche e di pancia (tutti via, o tutti dentro) che non sanno realizzabili e non fanno bene a nessuno, ma servono soltanto a far crescere ulteriormente la tensione su una questione già di per sé caldissima.