Comune, Centro Autismo e incompiute nell'omelia di Don Luciano

Fa discutere l'ormai tradizionale riflessione domenicale del parroco della chiesa di San Ciro

Qualcuno lo accusa, altri lo additano ma i fedeli lo apprezzano e sono consapevoli che ha deciso di svolgere il proprio ministero pastorale alimentando la coscienza critica della comunità. Una voce libera che porta a riflettere sui fatti della città.

Avellino.  

C'è chi lo accusa di fare discorsi politici, distanti anni luce dalle prediche canoniche che ogni parroco enuncia la domenica in chiesa ai fedeli. E c'è pure chi trova disdicevole che durante la messa si tocchino fatti e argomenti che, apparentemente, nulla hanno a che fare con la religione, come se questa dovesse occuparsi solo dello spirito e non anche della vita quotidiana e nutrire le coscienze di una collettività. Eppure ogni domenica alle 10 la chiesa di San Ciro è gremita e l'omelia di don Luciano Gubitosa sempre attesa e seguita con grande attenzione.

Sì, è vero, le sue parole non sono quelle utilizzate dalla maggior parte dei sacerdoti. Così come non lo sono gli argomenti trattati. Del resto Don Luciano - lo ha spiegato anche ieri lui stesso - ha l’abitudine di parlare dell'attualità, di cosa accade ad Avellino, della settimana trascorsa in città, delle mancanze di un'amministrazione comunale troppo spesso miope e di iniziative positive da prendere a modello. E lo fa intersecando il suo discorso con i versi della Bibbia e i passi del Vangelo. Dunque, senza fare politica ma sollecitando una riflessione profonda. Quei minuti in cui interrompe la liturgia classica per confrontarsi con i presenti, infatti, racchiudono preziosi insegnamenti di educazione civica. Lezioni che dovrebbe dare la stessa politica locale, quale spina dorsale delle istituzioni laiche, ma così non è. Ed è allora, a volte, che l’amministrazione comunale viene indicata quale cattivo esempio di gestione della cosa pubblica.

Nel rione, ha ricordato il parroco, è stata da poco posizionata una scultura rappresentante un “germe”. Qualcosa da piantare per far crescere e sviluppare. Proprio come quella cultura di comunità che Don Luciano predica incessantemente e a cui è tesa ogni sua metafora. Sempre ieri, toccando nuovamente la vicenda del Centro per l'Autismo di Valle, il parroco ha affermato di essere venuto a conoscenza dai diretti interessati di altri intoppi, ulteriori ostacoli sul percorso di completamento della struttura. E ha ricordato come finora siano stati spesi oltre 4 miliardi di vecchie lire. Soldi dei contribuenti buttati via se non si porteranno a termine i lavori e si metterà in funzione il centro. Un invito non troppo celato a chi di competenza di prendere in mano le redini di una questione che va avanti da anni e che adesso va risolta senza più indugi. Del resto si tratta solo di fare il proprio dovere. Ma purtroppo di casi come quello del Centro per l'Autismo ad Avellino ce ne sono anche altri. Basta pensare a tutte le opere iniziate da anni e ancora non ultimate: bonatti, tunnel, recupero della Dogana... Dunque, come fare a non dare ragione a Padre Luciano quando dice che la religione deve occuparsi dei fatti concreti della vita sociale di una comunità, altrimenti non ha senso. Magari attraverso il suo esempio altri, in altri palazzi della città, potrebbero essere spronati a compiere meglio il proprio dovere e a corrispondere a pieno alle prerogative del proprio ruolo. Forse è per essere diventato una voce della coscienza critica della città che Don Luciano viene additato da qualcuno. Ma certamente è anche per questo che ogni domenica la chiesa di San Ciro è gremita, anche da cittadini di altri quartieri.

Alessandro Calabrese