Terremoto, l'angoscia dei nepalesi profughi in Irpinia

Sono ospitati a Montefredane da un anno e per giorni non hanno sentito i loro cari

In tutto sono 14 uomini che dicono: il nostro paese piange aiutateci. Il sindaco Tropeano: L'Irpinia dia l'esempio, sappiamo cosa significhi la devastazione di un terremoto

Avellino.  

Il dramma del Nepal vissuto a migliaia di chilometri di distanza, qui in Irpinia nel racconto dei profughi lontani dalle loro case distrutte e dal loro paese devastato da una catastrofe senza precedenti. 

Il dramma del Nepal rivissuto negli occhi di 14 uomini lontani dalle loro famiglie, costretti a guardare in tv il loro paese in ginocchio, mentre si continua a scavare fra le macerie.

 

Sono ospitati nel centro di accoglienza di Montefredane da 14 mesi, unico con Bari in tutto il Sud ad accogliere migranti provenienti da quella nazione. Vivono lì da un anno e ci hanno raccontato come la disperazione vissuta sui barconi della morte sia stata nulla a fronte del dolore vissuto in questi giorni, sospesi in un limbo. Nessuna comunicazione per giorni. Nessuna notizia delle loro mogli, figli, genitori e amici. 

 

Comunicazioni in tilt e la rabbia e la paura che crescono dentro nel non sapere niente di chi si ama e nel non poter fare nulla per aiutare i loro cari. Li abbiamo incontrati nella struttura che li accoglie. Dicono di amare il loro Nepal e chiedono aiuto, sostegno. C'è chi chiede, come Santosh, di poter tornare a casa, per spostare macerie, abbracciare sua moglie e i suoi figli, scavare cercando i pezzi della loro vita che non c'è più. 

Testimonianze dall'ultimo girone dell'inferno nepalese nelle parole dei profughi in fuga da mesi e che ora vogliono tornare per aiutare il loro Nepal.

Tra le macerie dell’ultimo girone dell’inferno, vedono persone ridotte a spettri, alla ricerca di qualcosa da mangiare in tv. Gli ultimi degli ultimi, i più indifesi tra gli indifesi che chiedono aiuto. Non c'è nulla più lì e loro lo sanno. e' crollata metà dei monumenti storici, la gente dorme nei terreni abbandonati e attorno alle cisterne d'acqua.

 

E' il momento di fare, noi più di altri - commenta il sindaco di Montefredane, Valentino Tropeano -. Proprio noi irpini sappiamo cosa significhi la distruzione di un terremoto, la sua furia e il vuoto che lascia, l'annientamento totale nei cuori di un popolo. Ora tocca a noi aiutare chi soffre. L'Irpinia ha avuto tanto ed è ora di aiutare chi ha bisogno». 

Simonetta Ieppariello