Carlo, l'Indiana Jones irpino alla scoperta della città

Viaggio in una terra fiabesca sospesa fra sogno e realtà, tra miti e leggende

«Ridò un volto ad Avellino, città perduta tra macerie e tesori»

Avellino.  

«Avellino è una città perduta: ci sono rovine, cantieri, macerie, luoghi sconosciuti che risalgono a secoli fa. Ad Avellino tu scegli una rotta e a pochi passi c’è una storia che giace sepolta in un’ abitazione diroccata, in una strada dimenticata, un racconto che tutti hanno scordato finché incontri quell'unica persona che conosce le origini del mito e te lo racconta. Esplorare Avellino è sentirsi Indiana Jones, cercare storie e tesori che vivono a pochi metri da te ma che non conoscevi». A parlare è Carlo Crescitelli, regista e esploratore per passione, conosciuto in rete come Jack The Tripper e l’Antiviaggiatore. Carlo ama scoprire e poi raccontare gli itinerari nascosti che incontra durante i suoi viaggi. La sua ultima fatica cinematografica, “Irpinia Sogna”, è rivolta alla nostra provincia e ai suoi segreti.

«L'idea – spiega - era quelle di realizzare un film che guardasse al nostro territorio in modo disincantato, senza cadere in luoghi comuni. Volevo fornire un quadro dell’Irpinia osservandola con gli occhi di un forestiero. Ritengo fondamentale raccogliere gli itinerari caratteristici ma, soprattutto, parlare con la gente del posto perché sono le persone a custodire l’ anima segreta di un luogo».

“Irpinia sogna” ci mostra una terra incantata, sospesa fra sogno e realtà. I panorami suggestivi, i luoghi dimenticati ricchi di storia e tradizione, si fondono con le vite dei sette personaggi scelti da Carlo, protagonisti nei quali il confine fra fantasia e realtà è altrettanto sottile. Ogni personaggio racconta di una terra fiabesca che incarna le speranze dei protagonisti, ognuno di questi è animato dalla necessità profonda di assicurare ai propri figli un futuro degno di questo nome. C'è chi si occupa di lotte sindacali e recupero di una ferrovia dismessa, chi intende ribaltare la storia tradizionale facendo rivivere la figura dei briganti, chi narra delle storia medievale d'Irpinia ormai dimenticata e chi descrive l'anima selvaggia delle nostre montagne.

«Il messaggio che voglio comunicare ai giovani – dice Carlo - è un insegnamento che viene fuori dalla mia esperienza personale. Ho trascorso decenni a disinteressarmi delle mie radici, a viaggiare in lungo e in largo dagli Stati Uniti fino all’Europa. Per poi rendermi conto che oggi, in Irpinia come altrove, un'occasione di futuro è offerta proprio dalla riscoperta delle piccole comunità. Nella capacità delle stesse di organizzarsi autonomamente, immaginando il proprio futuro intorno alla forte identità che le caratterizza. L’obiettivo è riscoprire la trama di natura, storia, tradizione, folclore che rende un luogo, per quanto piccolo, unico nel mondo».

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PER APPLE E ANDREOID

«L'antiviaggiatore - continua- è un personaggio figlio dei miei viaggi. Fin da giovane mi piaceva cercare delle soluzioni poco usuali per esplorare i luoghi che visitavo. Mi sono confrontato anche io con le limitazioni che colpiscono soprattutto i ragazzi: dai problemi di natura economica a quelli linguistici. Non sono state rare le volte che ho viaggiato in condizioni davvero particolari: tanti i chilometri percorsi a piedi o con mezzi di fortuna, tanti i luoghi diversi nei quali mi sono ristorato, alcuni davvero scomodi, eppure ognuno di questi dettagli, per quanto particolare o estremo, ha poi definito la mia esperienza di viaggio».

Tanti i viaggi intrapresi, ma niente è paragonabile all’amore che Carlo prova per la sua terra: «Il primo luogo nel quale porterei un forestiero che arriva in Irpinia è di certo Montevergine perché rappresenta la sintesi delle bellezze irpine: Montevergine è la montagna della Madonna Nera ma anche il luogo visitato da Virgilio mago, un connubio perfetto di religione e mitologia. Sono convinto che il desiderio di visitare un luogo viene fuori dalle narrazioni di chi c’è stato. Durante i miei racconti cerco di trasmettere l'aria, qualcosa che la videocamera non può catturare: il profumo, l'umidità , la temperatura, tutte quelle sensazioni tattili che vengono, spesso, deformate dall'obiettivo. Poi do spazio alla gente: sono gli incontri inaspettati la meta più bella di ogni viaggio. Nel caso degli Irpini, se dovessi scegliere tre aggettivi per descriverli direi che sono orgogliosi, fantasiosi e lamentosi. Aggiungo che l’orgoglio e la fantasia finiscono sempre per prevalere sul quel complesso di inferiorità che noi figli del sud Italia usiamo, spesso, come alibi.».

« Il mio progetto video “Avellino nascosta” – conclude - è racchiuso all’interno dell’ Antiviaggiatore e riunisce una serie di tappe non convenzionali. Si parte dal cimitero monumentale della città per poi spostarsi verso San Tommaso, seguendo i graffiti dei writers locali, fino a arrivare al celebre Murales della Pace. Tanti ad Avellino sono i luoghi misteriosi, penso ai Cunicoli Longobardi o alle aree sotterranee come quella di Casina del Principe, passando per i tanti monumenti dimenticati come la celebre Fontana di Grimoaldo. La possibilità di visitare questi itinerari richiede la capacità di farsi aprire o di aprire in prima persona delle porte che cela un autentico vaso di Pandora. Con il mio lavoro cerco di dare un volto ad una città che, spesso, dimostra un’identità non definita, nascondendosi dietro la sua fragile maschera istituzionale che non riesce a riassumere adeguatamente un patrimonio storico –architettonico tanto vasto quanto sconosciuto».

Andrea Fantucchio

(le foto sono state concesse gentilmente da Pellegrino Tarantino)