Vita da gladiatore: «Combatto per mia moglie e i miei figli»

Vincenzo Oliva, 53enneci racconta la sua vita, da titolare di un bar a gladiatore

«Avevo un ristorante che andava piuttosto bene, poi, complice la crisi e alcune scelte sbagliate, sono stato costretto a chiudere. Il mondo mi è precipitato addosso: avere una moglie e dei bambini da mantenere, quando sai di non poter essere utile ai tuoi cari, è quanto di più terribile possa accadere a un uomo e, soprattutto, a un padre. La prima reazione fu lo sconforto, come dicono qui “non sapevo dove sbattere la testa”, feci alcuni tentativi caduti nel vuoto, poi mi venne l’idea: sono nato e cresciuto a Pompei, con gli scavi a pochi passi e, così, ho deciso di diventare gladiatore». Vincenzo Oliva, 53enne napoletano, si sfila il pesante elmo e serra la mascella squadrata mentre ci mettiamo a sedere.

Dopo alcuni mesi di profondo scoramento, dovuti alla perdita del precedente lavoro, Vincenzo ha deciso di rialzarsi e vivere come un vero pretoriano anche se con gli Americani, ci confessa, è meglio dire gladiatore: non hanno troppa dimestichezza con la storia, soprattutto se non è stata raccontata da qualche serie televisiva famosa. Vincenzo, ogni giorno, accoglie i visitatori provenienti da tutto il mondo in questo angolo di Campania, ostello di storia millenaria, e gli fa da anfitrione introducendoli con la sua simpatia spontanea e contagiosa fra queste meraviglie.

«I turisti stranieri – spiega – sono quelli più interessati agli scavi: vengono da tutto il mondo, attraversano persino l'oceano per ammirare le testimonianze della nostra storia. Gli italiani, invece, con le dovute eccezioni, sono meno propensi a conoscere quello che hanno in casa. E non mancano gli aneddoti divertenti, uno mi è capitato proprio qualche giorno fa: un napoletano con il volto paonazzo e grondante di sudore, mi ha chiesto con un fil di voce come si arrivasse agli scavi. Io gli ho indicato la strada da seguire e lui, un po' sorpreso, mi ha risposto candidamente “ Eppure, dall'autostrada 'e piramidi non agg viste” »

Ma neanche il rapporto con gli stranieri è tutto rose e fiori: se gli Americani e gli Australiani si dimostrano cordiali e disponibili nei confronti di Vincenzo, i tedeschi e i francesi hanno un atteggiamento più distaccato. Lo vedono quasi come un intruso. E non sono i soli: con le guide turistiche, eccetto qualche eccezione, il rapporto è sempre molto delicato. Vincenzo sa di non poter svolgere il loro mestiere e si guarda bene dal farlo, eppure, non è sufficiente. Il gladiatore di Pompei ha un gran successo con il pubblico e questo implica molte battaglie in più.

L'impresa più ardua è indossare la tenuta da pretoriano scomoda come quella degli antichi guerrieri dell'Impero. L'elmo da parata, il gladio, il mantello scarlatto, la corazza, la lunga sarissa, celebre lancia macedone, costringono Vincenzo a compiere una fatica non indifferente per spostarsi da un luogo all'altro. Ma come i soldati di Roma, questo napoletano orgoglioso è fedele al motto “Et facere et pati fortia Romanum est” (è da vero romano compiere e soffrire i patimenti): «Ogni mattina la mia giornata inizia intorno alle 8.30 e procede serrata fino alle 17.00. Per il pranzo porto qualcosa da casa o rimando al pomeriggio; le ore di massima affluenza vanno sfruttate tutte. In questo periodo, che è quello di massimo afflusso turistico, la sfida è rimanere attivi e concentrati nonostante il gran caldo. Il costume mi mette a dura prova, non voglio fare il presuntuoso ma credo che molti giovani non sarebbero in grado di portarlo; io stesso, spesso, ho dei cedimenti, eppure non mollo perché mi ripeto che l'esistenza dei miei figli e di mia moglie dipendono solo da me».

 

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«Non ho rimpianti – continua – questo lavoro va avanti da tre anni e, nonostante le fatiche, non mi do per vinto. La parte più bella di questo mestiere è di certo vedere i volti sorridenti dei bambini quando si appendono qui – solleva le grandi mani callose – e si lasciano prendere in braccio per scattare delle foto-ricordo. Illuminare le loro vite è quanto di più bello si possa raccontare. Inoltre, in un sito così popolato, hai l’opportunità di stare sempre fra la gente e conoscere il mondo intero».

Sul denaro guadagnato Vincenzo preferisce sorvolare anche se, ci confessa, è sufficiente a scatenare l’ira di molte persone, nonostante gli permetta a stento di mantenere la sua famiglia. Ma non si fa scoraggiare: «Finché la salute e l’umanità della sovraintendenza lo permettono sarò qui a fare la mia parte. Ci vuole tanta improvvisazione ed orgoglio: dopotutto interpreto una figura che ha più di 3000 anni di storia. Gli amici dicono che ho tutti i requisiti adatti, a partire dal grande naso, io sorrido e annuisco, anche se so che la qualità indispensabile di un vero gladiatore è un’altra: non la forza e il coraggio, quanto la capacità di cadere e rialzarsi. Rialzarsi sempre, solo questo fa di te un vero uomo e un vero gladiatore».

Andrea Fantucchio

(foto gentilmente concessa da Pellegrino Tarantino)