Noi, genitori adottivi

La storia di genitori che hanno adottato bambini. La lunga trafila burocratica.

Avellino.  

Non sono tempi per farsi una famiglia. Sembra una frase fatta ma, purtroppo, è spesso un’amara realtà. Non è questione solo di precarietà lavorativa ma soprattutto esistenziale.  Oggi , dati alla mano, in sempre più coppie italiane (e la Campania ha un triste primato)  sussiste una bassa fecondità.  E se prima poteva essere considerata come un’alternativa, in tempi recenti anche le domande di adozioni subiscono bruschi  cali. Sintomo che pochissime coppie possono garantire una continuità lavorativa ma anche segno che le difficoltà burocratiche spesso sono muri invalicabili.

«Abbiamo provato prima con le tecniche di fecondazione assistita, ma dopo ben sei tentativi (tutti falliti), abbiamo rinunciato e cominciato a pensare all’adozione. Dopo dieci anni, Mattia è arrivato nella nostra vita che è cambiata radicalmente, in senso positivo, ovviamente» raccontano Giuseppina e Gianluca.

L’esperienza di chi sceglie l’adozione dopo problemi irrisolti di fertilità di coppia accomuna anche Marco e Sara,  quarantenni e coetanei:  «la gravidanza non arrivava, e ad un certo punto  ci siamo detti che non ci importava capire chi dei due avesse delle difficoltà. Ci amavamo e volevamo essere una famiglia. Contava solo questo: così abbiamo  fatto domanda sia per l’adozione nazionale che per quella internazionale. E’importante però tenere presente una cosa: l'adozione non è un sostituto per avere un figlio biologico e non è neanche un modo per “sostituire" . L'adozione è uno dei tanti modi per formare una famiglia ».

La loro bimba di 4 anni si chiama Lisya e viene dalla Lituania.  Hanno dovuto affrontare grandi sacrifici e spese enormi: «un mutuo, praticamente.  In un mese siamo andati in Lituania, non so più quante volte. Ma alla fine ne è valsa la pena».

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Marina Brancato