Il terremoto, 35 anni fa:chiudiamo il Festival della retorica

Giusto ricordare le vittime e quel dolore collettivo. Il resto non ha più senso

L'imbarazzante nostalgia per i tempi che furono e per quello che l'Irpinia poteva essere e non è stata. Vuote parole che hanno impedito per anni di guardare avanti

Avellino.  

L'anniversario del terremoto che ha sconvolto l'Irpinia nel 1980 è ormai diventato un vuoto esercizio di retorica. Giusto ricordare quelle 3mila vittime e quei giorni drammatici. Melenso e inutile rimpiangere i tempi che furono. Asserire convinti che quella terribile scossa ha cambiato per sempre il destino di questa terra. Che l'ha modificata geneticamente, strappando il velo della genuinità di matrice contadina in luogo di un feroce ed egoistico pragmatismo tutto votato all'interesse personale, vissuto come antitesi radicale al benessere e alla solidarietà collettiva.

E' un'operazione nostalgia che non tiene conto del tempo che è passato. A prescindere dal terremoto. La tragedia ha solo accelerato e accentuato un cambiamento che si sarebbe verificato ugualmente, come è accaduto altrove. (l'articolo completo sull'app Ottopagine News)

Luciano Trapanese