Zappate la terra che cresce il Pil

Boom del settore agricoltura. Ma siamo agli ultimi posti come formazione.

Sono due facce della stessa medaglia. Il ritorno dell'artigianato, ma chi insegna le vecchie arti declinandole in una chiave moderna?

Avellino.  

 

di Luciano Trapanese

Due dati, per raccontare la stessa Italia. O meglio: lo stesso Sud. Prima quello positivo: il Pil del Meridione, dopo sette anni di segno meno, finalmente cresce (+1 per cento), trainato dall'agricoltura (+ 7 per cento).

Poi, quello negativo: per il World Economic Forum l'Italia occupa, tra i Paesi occidentali, le ultime posizioni per investimento in capitale umano (un malinconico 34esimo posto). Che segna drammaticamente il dislivello con altre nazioni europee e le difficoltà dei nostri giovani a trovare lavoro.

Partiamo dal dato positivo. Quella impetuosa crescita degli agricoltori di ritorno. Bisogna dirlo: finalmente. Era uno dei settori più importanti del meridione, ma per decenni è stato massacrato dall'illusione dell'industrializzazione forzata. Per un po' quell'illusione ha retto, in alcune zone (vedi l'Irpinia), anche grazie al post terremoto. Poi è tristemente evaporata, lasciando sul campo desolanti capannoni vuoti e centinaia di migliaia di disoccupati (nella sola Campania). Al punto che anche alcuni tra i principali artefici dell'industria ovunque, i sindacati, da un po' di tempo – pur non riconoscendo l'errore, sarebbe troppo... - hanno individuato nell'agricoltura di qualità, selettiva e territoriale, una possibile strada per il recupero economico di larghe fasce del Mezzogiorno. E così, i nostri giovani hanno ripreso zappa, piccone e trattore, e rivisto e aggiornato il lavoro che ha dato pane e vita a tanti loro antenati. Ok ragazzi, tanto di cappello per la scelta. Coraggiosa e necessaria. E francamente, meglio lavorare la vostra terra che fare i camerieri altrove.

Tutto bene dunque? Per niente. Perché la scelta contadina dei giovani meridionali (meritoria, naturalmente), potrebbe essere stata imposta dall'altro dato, quello che boccia ineluttabilmente l'Italia: siamo uno dei Paesi peggiori al mondo per la formazione sul lavoro. Solo 119esimi. Il che significa non dare alcuna chance ai ragazzi di poter sviluppare la loro creatività a beneficio di attività produttive. Si resta al palo, fermi, immobili. E rispetto a queste cifre, tutti i discorsi positivi che ci vengono quotidianamente somministrati, l'ottimismo obbligatorio, il #celafaremo, l'investimento sulle nuove generazioni, non solo sono lettera morta, ma rappresentano un clamoroso falso.

Ci sono lavori nuovi, quelli che ha creato il web, e sui quali i nostri ragazzi dovrebbero adeguatamente essere informati (e naturalmente informarsi), e ci sono mestieri tradizionali, che oggi più che prima, hanno ripreso a essere centrali: fabbri, falegnami, idraulici, e così via... Mestieri antichi, proprio come l'agricoltore, ma che oggi offrono quelle possibilità di lavoro che sono escluse in altri settori. Ma sono lavori che richiedono conoscenze e abilità che si possono apprendere solo con la formazione. Che oggi non c'è. In nessun campo.

Ci viene in mente un'inchiesta che facemmo qualche anno fa, in Alta Irpinia. Lo spunto ce lo aveva dato un fabbro della zona. Era disperato: ormai prossimo alla pensione avrebbe dovuto chiudere un'attività fiorente. Ci chiese di lanciare un appello ai ragazzi: avrebbe lasciato la sua attività ad un giovane dopo avergli fatto apprendere i segreti della sua arte. Naturalmente non si presentò nessuno. Facemmo un sondaggio. I ragazzi non ne volevano sapere, preferivano ciondolare davanti al bar in attesa di un posto. E i genitori, invece, rispondevano più o meno in questo modo: ma mio figlio ha studiato per diventare geometra, perché ora si deve mettere a fare il fabbro?

E' passato un po' di tempo da allora. Qualche genitore avrà cambiato idea, i ragazzi avranno capito che in attesa del posto l'unico posto sicuro resta quello davanti al bar. Oggi hanno ripreso la zappa. Ma non basta. C'è un mondo nuovo intorno. Ricco di nuove possibilità (grazie al web), e di antichi mestieri (declinati in chiave moderna con creatività e nuovo design). L'importante è non aspettare. E magari, alla formazione pensateci da soli.