Dalla guerra all'Irpinia, ora cantano nel coro della chiesa

Due giovani immigrati africani in una frazione di Pratola Serra. Prima la diffidenza, poi l'apertu

Ora sono integrati nella comunità. Ballano, giocano a pallone, frequentano la chiesa. Storia di una mini integrazione...

Pratola Serra.  

Ridere. Ridere e vivere alla giornata. Ridere nonostante tutto.

E' tutto ciò che Victor e Samuel, due immigrati arrivati da 10 mesi, fanno quando li incontri per la strada principale di San Michele, frazione di Pratola Serra.

Danno l'impressione di essere spensierati. Salutano la gente del paese come se la conoscessero da una vita. Non badano agli sguardi curiosi di chi li osserva da lontano. Oppure ci fanno caso, ma se ne fregano.

Parlare con Victor e Samuel non è stato facile. Capire il loro inglese anche peggio. Soprattutto perché la loro lingua madre è il francese. A San Michele hanno trovato una seconda famiglia.

Hanno entrambi 22 anni. Dicono di trovarsi bene con la gente del posto, soprattutto con i giovani. Hanno imparato a giocare a calcio e a divertirsi. Basta poco, a quanto pare. Infatti, mi dicono che la sera amano anche andare al bar e prendere una “birretta”. Con Adamo, il barista, guardano le partite e si entusiasmano ogni volta che una squadra fa gol. Li senti urlare cose incomprensibili e saltare pazzi di gioia. Sono buffi e rendono le serate al bar più interessanti.

Si capisce che stanno bene. Ma noto anche nei loro sguardi nostalgia e malinconia. Infatti, mi confidano che vanno sempre alla ricerca di connessioni internet per comunicare con i loro cari. Victor, a malincuore, dichiara di avere solo sua madre in Gambia. Il resto della sua famiglia è morta. Tutti uccisi dalla guerra. Aggiunge anche che ha paura per sua madre e che ogni giorno prega affinché sopravviva.

Samuel, invece, ha una figlia in Senegal, di pochi mesi e ogni giorno la saluta via Skype con il cellulare. Ma non gli basta. Gli servirebbero uno dei suoi abbracci per dormire bene la notte.

Ma la gli abitanti di San Michele cosa pensano di loro?

«Dopo un primo periodo di diffidenza, si sono ben integrati», afferma sinceramente Marisa. «Infatti io faccio parte del coro della chiesa e ogni venerdì sera vengono a provare.»

Le parole di Marisa sono sincere. Li vede cantare e improvvisare anche qualche passo di danza. Ignari,probabilmente, di scatenare l'ilarità di chi li guarda. Sinceramente, ammetto che è uno spettacolo insolito. Definirlo comico, è dir poco.

Tra i giovani del paese, ce n'è uno in particolare che li racconta così: «Insieme a questi due ragazzi giochiamo a pallone e andiamo al bar a bere qualcosa», dice Vittorio. Che aggiunge: “Non ho paura di loro.”

Ed è proprio così. I miei coetanei sono aperti nei loro confronti e imparano tanto l'uno dall'altro. Insomma, scambi di idee e di culture. Ci tengono a sottolineare che a San Michele hanno trovato una seconda famiglia.

“Mamy!”, chiamano ormai Angela la tabaccaia che, a volte, regala loro abiti del marito e beni di prima necessità. E' per loro un punto di riferimento.

Ma nonostante questo clima di apparente tranquillità, c'è anche chi Non sopporta i nuovi arrivati. C'è chi afferma: “'Sta gente ruba soldi a noi italiani. Non fanno parte della comunità.”

Non capisco a cosa sia dovuta questa ostilità nei loro confronti. Anche perché ragazzi così giovani hanno solo voglia di ricominciare. Costruirsi la vita dopo una drammatica fuga dal loro Paese.

A confermare le mie parole, c'è Armando. Seduto al bar a giocare a carte. Attacca così: «Molta gente è ignorante.» E poi inizia a raccontarmi la sua storia di immigrato. Negli anni '60. Storia lunga e simile a tante altre. Ma se c'è una cosa che mi ha colpito, è stato il suo augurio nei confronti di questi ragazzi. Con un velo di tristezza, augura loro un futuro roseo e soprattutto di ritrovare un giorno i loro familiari. «La famiglia e l'amore che hai a casa sono le uniche cose che ti fanno andare avanti». Armando chiude la frase con un sorriso.

 

Alessia Dello Iacono

(del gruppo di studentesse che partecipa al corso di Ottopagine nell'ambito dell'iniziativa scuola/lavoro)