Pentiti dei clan Partenio e Cava: così ci dividevamo l'Irpinia

Pago. Ascoltati Moscatiello e Scibelli nel processo dell'antimafia sull'amministrazione Corcione.

Pago del Vallo di Lauro.  

 

di Andrea Fantucchio 

Estorsioni, droga, omicidi: il clan Cava e il clan Genovese si dividevano la provincia di Avellino, poi i rapporti si incrinarono quando fu ammazzato Walter De Cristofaro. Il pentito di quello che fu ribattezzato clan Partenio, Gianluca Moscatiello, ha confermato in aula la geografia criminale che insanguinava l'Irpinia a fine anni '90. Il collaboratore di giustizia è stato ascoltato nel processo su una presunta collusione fra camorra e politica nel comune irpino di Pago del Vallo di Lauro, che si è costituito parte civile con l'avvocato, Angelo Polcaro. Fra gli imputati l'ex sindaco, Giuseppe Corcione, e alcuni membri della sua amministrazione coinvolti in vari filoni dell'inchiesta, condotta dagli uomini dell'antimafia napoletana e della Mobile di Lauro. Un' indagine che mirava a scoperchiare una capacità di condizionamento sull'amministrazione locale da parte della criminalità organizzata.

Moscatiello, così come l'altro pentito ascoltato in videoconferenza, Antonio Scibelli, doveva far luce sulla figura di uno dei principali imputati, Luigi Vitale. L'ex affiliato del clan Genovese spiega: «Ho conosciuto Vitale in carcere, a Bellizzi Irpino, fra il 1995 e il 1996. Quando ero detenuto per reati commessi con il clan Partenio. Vitale stava con i Cava e – nel suo autolavaggio – venivano tenute anche alcune auto usate dal clan negli agguati».

Antonio Scibelli, affiliato al clan Cava dagli anni Ottanta e fino all’arresto, ha confermato quanto dichiarato nel 2013 al pm dell'antimafia napoletana, Francesco Soviero: «Luigi Vitale ha preso parte con un affiliato del clan Sangermano a una estorsione fatta ai danni di una ditta di San Paolo Belsito». I due avrebbero imposto un pagamento di 60mila euro.

Momenti di tensione, con il presidente del collegio giudicante, Sonia Matarazzo, che ha sospeso l'udienza, al momento della deposizione del consulente della Dda, Nicola Russo, ingegnere edile del beneventano. La relazione è stata acquisita, eppure difesa e accusa non hanno risparmiato un serrato botta e risposta che, evidentemente, al magistrato è apparso superfluo. Nel documento dell'ingegnere vengono confermati abusi edilizi mai sanati e un comportamento non adeguato dell'amministrazione Corcione per sanzionarli. La difesa degli imputati è affidata fra agli altri agli avvocati Claudio Frongillo, Raffaele Bizzarro, Gaetano Aufiero, Annibale Schettino, Attilio Panagrosso e Alfonso Furgiuele.