Legalità, Rubinaccio: «La Santaniello non ha sbagliato»

E a Libera: «E' finito il tempo delle cicale. Sulla lotta alle mafie non esistono primogeniture»

Quindici.  

Legalità e solidarietà, sulla vicenda delle minacce a Corbisiero e la conseguente bufera di polemiche scatenatesi per via delle dichiarazioni della presidente provinciale del Pd, Roberta Santaniello, interviene ora anche Giuseppe Rubinaccio, esponente del MIR. «Quello che sta succedendo in queste ore, dimostra come viene a mancare ogni solidarietà politica e umana. Bisogna fare chiarezza in tutta questa vicenda, che sta riscaldando il dibattito su legalità, lotta alla criminalità e giustizia sociale. Viviamo in una società sommersa da tanti problemi, che attanagliano il nostro territorio: dalla disoccupazione all'ambiente, all'edilizia fino ad arrivare alla criminalità. Bisogna dire che Libera in tutti questi anni ha dimostrato sensibilità, vicinanza, solidarietà per il nostro territorio. Battendosi in prima fila a fianco degli oppressi, combattendo quel muro di tirannia che per anni ha dettato legge, facendola da padrone, cercando di controllare gran parte del territorio».

«Ciò non toglie nulla ovviamente al costante lavoro, come delle vere e proprie sentinelle, svolte ancora oggi da istituzioni e forze dell'ordine, anche per garantire legalità e sicurezza. Ma un ragionamento fondamentale in tutta questa vicenda va comunque fatto. Troppo spesso si generalizza e si bolla con troppa facilità ogni azione sul territorio. E non va archiviato come un errore anche il ragionamento proposto dalla presidente provinciale del Partito Democratico Roberta Santaniello, che fino a prova contraria ha dato dimostrazione di un impegno parallelo a quello delle associazioni, ma mai in contrasto e soprattutto per la promozione della legalità. Basti pensare alle tante iniziative che sono state fatte sul territorio. Sia con parlamentari del Pd che con la Fondazione Vassallo. L'errore è pensare che esistano primogeniture su un campo come quello della lotta e del contrasto all'illegalità. Che ha più voci. Sia quella della politica che dell'associazionismo».

«Detto questo, - conclude Rubinaccio - è largamente condivisibile che la politica si faccia carico anche di coloro che possono essere sottratti da circuiti criminosi, da passato difficile e da ambienti al margine dell'illegalità. Non capisco perché questa funzione sociale debba essere messa alla berlina o alla gogna. Voglio chiudere con una frase che ho letto oggi in un'intervista sull'Unità del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che non è certo disattento alle dinamiche dell'antimafia: «Basta cicale, abbiamo bisogno di formiche. E la politica non deve più delegare le sue scelte ad altri organismi». E' questo il senso. Dobbiamo diventare tutti formiche, che laboriosamente danno il loro contributo per un riscatto del territorio. E vincono perché lavorano in gruppo. Il tempo delle cicale è finito. Per questo non servono più parole, ma fatti concreti».