Assassinato durante una rapina: Angelo, il poliziotto eroe

Presto una strada ad Ariano nel nome dell'agente ucciso mentre era in auto con la sua fidanzata

Ariano Irpino.  

Una corona di alloro davanti alla sua tomba nel cimitero di Ariano Irpino, da parte del capo della polizia Alessandro Pansa in ricordo di Angelo Grasso,  il giovane agente assassinato a Roma durante una feroce rapina.  Sono trascorsi 27 anni da quando si è compiuto il sacrificio di Angelo, figlio di papà Michele e mamma Viola, famiglia umile del Piano di Zona che aveva solo deciso di servire lo stato e voleva farlo nel migliore dei modi anche fuori dal servizio.

Era il 23 gennaio 1988 quando una mano assassina, fece fuoco contro di lui uccidendolo a Roma, sull’Appia antica sotto gli occhi della fidanzata durante una rapina, compiuta ai suoi danni. Ariano da quella tragica sera, non lo ha mai dimenticato. Ed è stata la prima volta del Vice Questore Maria Felicia Salerno, neo dirigente del Commissariato di Polizia del tricolle, accompagnata dai suoi uomini e  gli appartenenti dell’associazione nazionale della polizia di stato di Avellino: “Mi sento onorata di stare qui, Angelo ha sacrificato la sua vita perché fosse rispettata la legalità e la giustizia e il suo sacrificio non potrà essere mai dimenticato.” Particolarmente commovente l’abbraccio tra il Vice Questore e la mamma di Angelo, Viola De Pippo.

Assente per motivi istituzionale il Questore di Avellino Maurizio Ficarra, essendo impegnato in contemporanea a presiedere ad un’altra celebrazione religiosa in suffragio di Palmira De Lorenzo, madre del Vice Capo della Polizia di Stato Matteo Piantedosi. Alla commemorazione ha preso parte il parroco del Piano di Zona quartiere in cui risiede la famiglia del poliziotto, don Alberto Lucarelli, Giovanni Orsogna, l’assessore Raffaele Li Pizzi e il consigliere comunale Daniele Tiso. E la bella notizia è che presto si realizzerà il sogno di intitolare una strada ad Angelo Grasso, nel Piano di Zona. Un desiderio espresso dai familiari che finora purtroppo non è stato ancora esaudito per una serie di ostacoli burocratici.

L’annuale cerimonia, è l’abbraccio affettuoso della polizia ai familiari di Angelo che considerano oramai sacra questa ricorrenza. “E’ l’unica cosa che ci resta - ripete come sempre mamma Viola - ed è per questo che vogliamo ringraziare il dirigente Salerno per la sua vicinanza e le belle parole. Chi non ricorda quel  23 gennaio 1988. Ariano tremò dopo la terribile notizia giunta dalla capitale.  Angelo libero dal servizio, si era appartato con la sua fidanzata Letizia Cavicchia, lungo l’appia antica. Ad un tratto quell’incontro fu interrotto dall’arrivo di due giovani con il volto coperto da passamontagna. Alla vista dei malviventi l’agente Grasso non rimase impassibile, non poteva. Non era un giovane qualunque, era un poliziotto, doveva opporsi ai suoi rapinatori con tutte le sue forze. E al rifiuto di consegnare quei soldi e gioielli i due delinquenti, fecero fuoco contro l’auto di Angelo, una fiat ritmo, che il giovane aveva da poco acquistato. Anche Grasso, estratta la pistola, sparò. Ma i proiettili dei due rapinatori lo avevano già ferito mortalmente.

Terrorizzata, la giovane Letizia, resasi conto della gravità della situazione, riuscì  a spostare il corpo già senza vita di Angelo, sul sedile accanto, guidando per oltre tre chilometri fino a raggiungere il più vicino ospedale. Non ci fu nulla da fare, tutto si rivelò purtroppo inutile. Furono subito avviate le indagini. Il fratello Ottone, in servizio nell’arma dei carabinieri, giurò vendetta. A distanza di nove mesi dopo il delitto furono arrestati dalla squadra mobile due giovani tossicodipendenti di 23 e 24 anni, ritenuti colpevoli dell’omicidio. 

“Non potrò mai esprimere il perdono verso quegli assassini, mi hanno strappato un figlio dal mio cuore. E’ una ferita mai rimarginata, per me restano delle bestie.”  A parlare è Michele Grasso, il papà di Angelo che abita insieme alla moglie Viola e alla figlia Annamaria nel piano di zona ad Ariano: “Mio figlio sognava di fare carriera, amava quella divisa. Aveva lasciato questa terra per aiutare noi, allora erano anni difficili, come del resto oggi e Angelo era andato via da questa terra, per cercare fortuna altrove, mai avemmo immaginato che nel suo lavoro, pur essendo così rischioso avesse potuto incontrare la morte.” Quella di quest’anno è stata la commemorazione più toccante nel cimitero arianese. Un ricordo indelebile di un figlio della Polizia di Stato, caduto nell’adempimento del proprio dovere. 

 

Giovanni Vigoroso