«Per fortuna l'ordinanza della vergogna è stata ritirata»

Maccari (Coisp): il marcia indietro di Sessa era necessario

Avellino.  

Non si placano le polemiche sul caso dell'ordinanza prima emanata e poi ritirata dal prefetto, Carlo Sessa. I referenti del Coisp rimarcano come, forse, il ritiro del provvedimento sia stato garantito proprio dalle proteste dei refenti di categoira. «Per fortuna il provvedimento della vergogna del Prefetto di Avellino è stato ritirato. Ma, a ben vedere, non è corretto dire ‘per fortuna’. Quell’atto delirante è stato neutralizzato, in verità, perché l’allarme che abbiamo lanciato denunciando l’abominio di un Prefetto che voleva obbligare le Forze di Polizia a non adempiere a quanto previsto dalla legge ha scatenato un putiferio. Ma non passa inosservato il mancato intervento forte, chiaro e diretto, delle Autorità competenti a chiedere conto a questo rappresentante del Governo dell’incredibile passo falso che ha compiuto in danno della legalità e della sicurezza». 

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta il ritiro dell’atto inviato dal Prefetto di Avellino alle Forze di Polizia con cui il massimo rappresentante del Governo in provincia invitava, anzi obbligava, le Forze dell’Ordine a non ritirare la patente a chi venisse trovato alla guida positivo al test alcolimetro, per valori compresi tra 0.81 e 1,5 g.i, come invece previsto dall’art. 186 comma 2 lett. B del vigente Codice della Strada.                   

  Un dietro front che giunge a circa una settimana dall’emanazione del provvedimento, dopo le vibrate proteste soprattutto del Sindacato Indipendente, che ha manifestato tutto il proprio sdegno e sconcerto, chiedendo un intervento immediato e severo in una lettera indirizzata al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ed al Capo della Polizia, Alessandro Pansa. (...) Un comportamento ed un provvedimento che, nei fatti, significavano avallare la violazione di una legge dello Stato. Che dire di più? Alfano e Pansa, che hanno scacciato dai propri posti di lavoro altre persone per molto, ma molto meno che un invito a non rispettare la legge, in silenzio non possono rimanere! Altrimenti l’unica deduzione che resterà da fare, escludendo la possibilità che le ferie estive li tengano lontani dalle rispettive responsabilità e ben consci che il loro ruolo non ammetta tali lacune, è che a questo caso ben si addica il noto detto: chi tace acconsente!”.

Redazione