Spietata esecuzione in montagna, torna la faida di Quindici

Attilio di Grezia ucciso con 4 copi di pistola, di cui uno alla nuca

Mugnano del Cardinale.  

Lo hanno freddato con quattro colpi di pistola, grosso calibro, di cui uno alla nuca e tre alla schiena. Ma non si sa se l’esecuzione di Attilio Di Grezia, pregiudicato 31enne di Mercogliano, affiliato al clan Cava, sia avvenuta o meno in un altro posto. Il cadavere è stato ritrovato ieri mattina a Campo Spina, località montana di Mugnano del Cardinale, a poche decine di metri dal rifugio forestale di Santa Filomena. Probabile che gli assassini glielo abbiano portato dopo l’assassinio. Una zona difficilmente raggiungibile dal centro cittadino, ad oltre mille metri di altezza.

 

L’uomo era riverso sulla strada sterrata, sotto la pannellistica di legno della Comunità Montana del Partenio indicante la recente riqualificazione dell’area attraverso l’utilizzo dei fondi europei. A terra, poco distante, una grossa chiazza di sangue. Le modalità dell’omicidio sono di chiara matrice camorristica. Eppure, c’è voluta un’intera giornata per capire chi era la vittima e come fosse stata ammazzata. L’uomo, infatti, inizialmente non è stato identificato dai carabinieri poiché non aveva con sé alcun documento di riconoscimento. Si era pensato finanche ad un cittadino dell’est europeo.

A notare nella boscaglia, tra la neve, il corpo senza vita di Attilio Di Grezia è stato un cercatore di tartufi della zona, che tornava a casa dopo una battuta nella vicina località Cerreta. Si è ritrovato dinanzi alla propria auto il cadavere, che indossava un maglione rosso ed una giacca nera sulle quali erano evidenti le chiazze di sangue. Il cercatore di tartufi ha avvisato immediatamente i carabinieri della Compagnia di Baiano, i quali hanno raggiunto la zona impervia insieme agli uomini del Corpo Forestale dello Stato. Secondo i primi rilievi effettuati dal medico legale, Lamberto Pianese, si tratterebbe di un omicidio consumato in un luogo diverso da quello del rinvenimento del cadavere. Ma non si esclude nemmeno l’ipotesi opposta, ossia che Di Grezia sia stato condotto in montagna e qui ammazzato dai sicari con quattro colpi di arma da fuoco, tre all’addome ed uno alla nuca. Nell’uno o nell’altro caso, si tratta di un’esecuzione in piena regola. In un luogo lontano dal paese, difficilmente raggiungibile anche perché la strada è impervia, dissestata, per un tratto addirittura non asfaltata, Una zona senza copertura telefonica e per giunta ancora innevata. Il luogo ideale per commettere un efferato delitto di camorra.

 

Il terzo nel Mandamento nel giro di due anni. Lo furono infatti anche quelli di Fortunato Miele e Francesco Basile. A metterlo nero su bianco la Direzione distrettuale antimafia che attribuisce ai due assassinii che hanno insanguinato il 2013 del Baianese una matrice camorristica. Vere e proprie spietate esecuzioni ordinate dalla malavita, sulle quali l’Antimafia e la Procura di Avellino stanno ancora alacremente lavorando. Il 31 luglio 2013 fu ucciso Fortunato Miele, imprenditore di Baiano, che, scrivono gli inquirenti era “già esponente della Nuova camorra organizzata e attualmente ritenuto referente del clan Cava”. L’omicidio fu consumato in pieno giorno, in una strada in cui pochi minuti prima del raid era stato celebrato un matrimonio. Mentre alcuni invitati lasciavano la Chiesa di Santo Stefano, intorno alle 13.30, due killer alla guida di una Citroen scura avvicinarono l’auto di Miele e gli spararono a bruciapelo.

 

Tre mesi dopo, il Mandamento assiste al secondo sconvolgente omicidio. Stavolta a Sperone, in via Subaiano, zona residenziale fatta di belle villette e palazzine. E proprio una palazzina sta ultimando l’ingegnere Francesco Basile, 68enne originario di Cimitile ma da anni trapiantato ad Avella, persona conosciuta e stimata. Basile è dinanzi il cantiere, è appena entrato in auto quando il killer, in moto, lo fredda con diversi colpi di pistola. Anche questa morte è ricondotta dalla Direzione investigativa antimafia alla matrice camorristica, sebbene tuttora non siano stati identificati mandanti e sicari. L’area del Baianese – lo afferma la Dia - è sotto l’influenza dei Cava di Quindici. Ieri, un loro affiliato è stato trucidato. Saranno le indagini degli inquirenti a verificare se vi possano essere legami tra i diversi fatti di sangue. Sabato l’autopsia salvo diverse disposizioni da parte della Direzione distrettuale antimafia.