Clinica Malzoni, concordato per salvarla dal fallimento

I vertici del Gruppo spiegano il piano. Attesa la risposta del Tribunale ma i sindacati non revoca

Avellino.  

Nessuna newco ma la richiesta di ammissione al concordato preventivo per salvare la clinica Malzoni da un sicuro fallimento. Ieri mattina Raffaele Ferraioli, membro del consiglio di amministrazione del Gruppo, Antonio Lenzi, avvocato facente parte del pool di professionisti che stanno preparando il piano di risanamento dell’azienda, e il capo del personale Biagio Chirco hanno presentato ai sindacato le linee guida del progetto.

 

Partendo proprio dall’ufficializzazione dell’istanza portata il 28 gennaio in Tribunale e dai criteri che saranno applicati per cercare di risollevare le sorti della struttura sanitaria privata. La riunione si è svolta presso la Diagnostica Medica di via Nazionale Torrette a Mercogliano.

 

Subito un dato in attesa che termini una puntuale due diligence che metta a nudo i numeri reali: il debito della casa di cura privata Villa dei Platani si aggira sui 50 milioni di euro. Intanto, da mercoledì scorso è partito il conto alla rovescia, il giudice ha 120 giorni di tempo per esaminare la domanda.

 

Se la riterrà congrua accettando la proposta di concordato preventivo, l’azienda invierà a tutti i creditori, fatti salvi i lavoratori che hanno un percorso preferenziale e privilegiato per ottenere le somme spettanti, un’ipotesi di riduzione. Le aliquote di mercato in casi del genere vanno dal 35 al 40 per cento.

 

In pratica, dei 50 milioni di euro l’azienda potrebbe doverne saldare, se i creditori rappresentanti la maggioranza della debitoria accettassero, solo una ventina, spalmati in un ragionevole arco temporale. Dall’altra parte, però, comincerà anche un serio piano di rientro per entrare in possesso dei svariati milioni di euro vantati nei confronti dell’Asl di Avellino, per gli anni precedenti il commissariamento avvenuto prima del rientro di Sergio Florio.

 

«Sono convinto che l’azienda possa essere riorganizzata e potenziata - ha detto Ferraioli - attraverso l’implementazione di principi di efficienza rigidi e l’investimento in nuove attrezzature all’avanguardia (poliambulatorio, radiologia, ecc.). E’ necessario, però, effettuare una valutazione costi-ricavi per ogni prestazione e fare delle scelte. Molti interventi, ormai, la clinica li svolge solo per una questione di immagine...». E poi sulla questione stipendi e tagli al personale ha aggiunto: «Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) è previsto un incontro tra i soci per un aumento di capitale.

 

La prossima settimana, infatti, è stato già fissato un appuntamento con la Banca per vedere di erogare lo stipendio di dicembre e, mi auguro, successivamente anche la tredicesima e al 15 febbraio la mensilità di gennaio. Non posso dare certezze, comunque, se una decisione non è stata ancora formalmente assunta. Ciò che posso dire è che c’è assoluta unanimità d’intenti e nessuna conflittualità nel cda o tra i soci come ho sentito dire da qualcuno. Inoltre voglio fare chiarezza anche su eventuali esuberi.

 

L’azienda va riorganizzata nell’ottica di una gestione produttiva. Per questo dobbiamo tener presente quali e quante prestazioni eroghiamo, i requisiti stabiliti dalla normativa sulla pianta organica e sui medici da avere in dotazione, il lavoro che si svolge normalmente in chirurgia, e i posti letto complessivi e divisi per reparto. Dall’analisi di tutti questi fattori dipenderà l’organico generale». Diretto alla sostanza anche l’avvocato Lenzi: «Non ho alcuna esitazione a dire - ha affermato - che cure miracolistiche non ne abbiamo. Ma abbiamo un modus operandi all’insegna della trasparenza e un’ipotesi di lavoro.

 

Ci incontriamo collegialmente solo oggi (ieri) proprio perché stavamo lavorando a questo progetto: debiti, esercizi passivi, difficoltà nei rapporti bancari, problematiche di tipo urbanistico, rate per il permesso in sanatoria. Ora abbiamo verificato senza alcun dubbio che tra le ipotesi sul tavolo la continuità è sicuramente la migliore. C’è un progetto che sottoporremo al Tribunale ma tutto retroagirà al 28 gennaio.

 

Confidando nella correttezza degli atti prodotti, dovremmo ottenere il decreto di ammissibilità del Tribunale che poi nominerà due commissari per le azioni interinali da compiere verso il consolidamento del debito pregresso. Si tratta di un percorso che presuppone valutazioni da parte dei creditori e dell’autorità giudiziaria che deve esaminare la fattibilità e la sostenibilità del piano. Poi con l’assenso finale dei creditori il Tribunale darà anche la sua omologazione. Adesso siamo in una fase ponte ma al più presto sottoporremo a dipendenti e organizzazioni sindacali una bozza del progetto.

 

Per questo abbiamo bisogno della collaborazione di tutti ma sono certo che con gli strumenti a disposizione possiamo risanare l’azienda». Davanti a questo scenario e senza una certezza sulla data di pagamento degli arretrati, i sindacati (vedi box), però, non hanno annunciato la revoca dello sciopero previsto per il 6 febbraio. Ma solo una nuova assemblea con i lavoratori per esporgli i contenuti dell’incontro.