Camorra, il boss Pagnozzi intimoriva i Casamonica

Secondo la Dda il boss della Valle Caudina nel 2008 voleva far fuori Giuseppe Casamonica

Avellino.  

C’è qualcuno che ha saputo imporre il suo potere nei confronti della famiglia Casamonica. E’ Domenico Pagnozzi, detto ‘O professore, pluripregiudicato della omonima famiglia di San Martino Valle Caudina. Mimì Pagnozzi è arrivato nella Capitale dieci anni fa, dove era sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno e dove, grazie al proprio “peso”, secondo investigatori e inquirenti era riuscito a tessere trame criminali con il gruppo di Michele Senese, contando sulla comune matrice campana. Il boss della Valle Caudina era riuscito a intimorire la famiglia Casamonica (nota ormai a tutti per i funerali del capostipite celebrati a Roma in maniera fastosa) e insieme agli uomini del suo gruppo si erano messo in testa di far fuori nel 2008 Giuseppe Casamonica.   

Il 10 febbraio del 2015 l’inchiesta “Tulipano” della Dda di Roma, delegata al Nucleo investigativo dei Carabinieri del comando provinciale della Capitale, ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 61 persone per i delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga e altri delitti. 

A capo dell’organizzazione criminale - secondo i rapporti della Dda - c’era proprio Mimmo Pagnozzi, la cui forza è testimoniata da una telefonata intercettata dai Carabinieri nel corso della quale un affiliato afferma che li chiamano «I napoletani della Tuscolana». Nella corposa ordinanza del gip Coccoluto si legge che “il clan Pagnozzi aveva una elevata capacità intimidatoria, che si è dimostrato in grado di imporsi nei confronti di un altro sodalizio criminale come quello dei Casamonica che, oltre a essere notoriamente radicato sul territorio Sud est di Roma, è considerato tra i più temibili del panorama criminale del centro Italia. Ma Mimi Pagnozzi era riuscito ad imporsi su di loro.  Di particolare importanza è l’episodio riguardante il recupero di una considerevole somma di denaro effettuato dagli appartenenti al clan Pagnozzi nei confronti dei Casamonica a seguito di una vicenda verosimilmente connessa alla comune operatività dei due sodalizi criminali nell’ambito del narcotraffico. 

Il boss è ora ristretto nel carcere di Spoleto, al regime del 41 bis, cosiddetto carcere duro. Si è sempre proclamato innocente e disponibile a chiarire la sua posizione nel corso del processo. Chiarimenti che necessariamente dovranno avvenire nel prosieguo, atteso che le numerose fonti di prova a suo carico, rappresentate da intercettazioni, video riprese, servizi di pedinamento e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sono contenute in una corposissima ed articolata ordinanza di custodia cautelare di oltre mille pagine che sarà oggetto di analisi da parte dei suoi difensori Dario Vannetiello e Alfonso Fugiuele del foro di Napoli, per individuare le prossime scelte processuali.

Paola Iandolo