Monteforte, appalti alle ditte del clan: "Smascherato il sistema Monteforte"

Affidatamenti alle ditte raggiunte dalle interdittive antimafia

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Monteforte Irpino.  

di Paola Iandolo 

Affidamenti diretti e appalti affidati alle ditte legate ai clan e sottoposte già alle interdittive antimafia. E' quanto emerge dalla 35 pagine della relazione sulla gestione di Monteforte Irpino, sciolto per infiltrazione camorristica. Dalla relazione emergono i rapporti parentali e amichevoli intrattenuti dall'ex sindaco Costantino Giordano (a processo per l'asta dell'ex ristorante O' Pagliarone) e dalla sua amministrazione con gli affiliati del Nuovo Clan Partenio. Perfino i lavori di messa in sicurezza dopo l'alluvione dell'agosto 2022 sarebbero stati affidati a ditte in odor di camorra a già  raggiunte dall'interdittiva e segnalate dalla Prefettura al comune. Diverse le violazioni riscontrate dai commissari e finite nella relazione consegnata al Ministero degli Interni, per agevolare le cosche locali alle quali erano stati affidati il servizio mensa, la realizzazione di un sentiero, la messa in sicurezza del territorio, la raccolta degli olii esausti. 

Il processo in corso

Costantino Giordano è a processo insieme a Renato Freda (che fungeva da prestanome per i Galdieri) titolare della ditta Ni.Re, Nicola Galdieri (presunto componente del Nuovo Clan Partenio) e Armando Aprile (imputato anche nel filone delle Aste Ok). I quattro sono accusati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli di vari reati, tra cui turbativa d'asta, estorsione aggravata e favoreggiamento dell'associazione a delinquere. L'ex sindaco del Comune di Monteforte Irpino è accusato di aver collaborato con il presunto capo del Nuovo Clan Partenio, Nicola Galdieri, nell’imporre una tassa di 120.000 euro per assicurare che l’asta fosse vinta dalla Monteforte Srls. 

Sull’aggiudicazione dell’ex ristorante “O’ Pagliarone”

Il primo cittadino ascoltato in aula il 31 gennaio scorso negò ogni addebito precisando: “Sono andato tre o quattro volte presso il ristorante di Forte Livia ma, ogni volta, sempre in veste di cliente. Il nostro rapporto era solo di conoscenza formale. Avevo maggiore confidenza con suo marito, Ciro Ciccone, perché lo conoscevo da più tempo”. Il sindaco ha affermato di aver “investito circa 500mila euro nella ristrutturazione del locale e di esser venuto a conoscenza che lo stesso era finito all’asta e dunque decisero di partecipare perché erano stati investiti tanti soldi”. “Inoltre seppi dal mio ex socio, Gennaro Pascale, che Livia Forte era interessata al locale. I due si conoscevano perché lui era fornitore del locale IT’s Ok”. Successivamente mi informò che la signora Forte “si stava convincendo a non partecipare all’asta ma, per questo, voleva “un regalo”. Il sindaco ha riferito sul punto di aver risposto: “io non faccio regali a nessuno”. Ed ancora “mi disse che voleva incontrarmi e andai da solo. Livia Forte mi riferì che avrebbe rinunciato all’asta, ma dovevo mettermi a disposizione qualora avesse avuto bisogno di qualcosa a Monteforte. Io risposi che l’avrei fatto sempre e solo per cose lecite”.