Occupazione dell’alveo del fiume Sele: assoluzione per una donna di Caposele

Il PM ha chiesto la condanna a otto mesi di reclusione oltre la multa

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L’imputata si sarebbe appropriata, coltivandola con piante da frutto e ortaggi, di un’area di oltre 2.000 metri quadri

Caposele.  

Si è concluso davanti al tribunale penale di Avellino il processo a carico di una donna di Caposele, citata a giudizio per rispondere del reato di invasione di terreni. Nelle precedenti udienze erano stati già sentiti dal giudice monocratico Matarazzo i militari della Guardia di Finanza che hanno condotto l’operazione, i tecnici degli uffici comunali e i testimoni della difesa. Secondo la procura, l’imputata si sarebbe appropriata, coltivandola con piante da frutto e ortaggi, di un’area di oltre 2.000 metri quadri facente parte del demanio idrico del fiume Sele confinante con la sua proprietà. Il processo nasce dalle indagini della Guardia di Finanza di Salerno, che negli ultimi anni, unitamente al personale degli uffici tecnici dei comuni interessati, ha effettuato numerosi sopralluoghi sui terreni agricoli adiacenti al fiume Sele per verificare l’occupazione dell’alveo abbandonato da parte dei proprietari dei terreni confinanti.

Mediante la consultazione della documentazione in suo possesso e degli atti custoditi presso gli uffici comunali, sono state contestate molteplici occupazioni abusive di demanio idrico relative al fiume Sele ricadenti nei comuni di Caposele e Calabritto. Numerosi proprietari o conduttori dei terreni confinanti con il fiume, secondo le accuse, avrebbero occupato l’alveo abbandonato dal Sele, che negli anni ha modificato il suo corso formando un nuovo letto. Le svariate contestazioni hanno creato non poco allarme tra le persone interessate – destinatarie del decreto di citazione davanti al giudice penale – che, in alcuni casi, hanno abbandonato i campi coltivati o sradicato gli alberi da frutto che erano stati piantati nel corso degli anni. 

Il PM ha chiesto la condanna a otto mesi di reclusione oltre la multa. All’esito della discussione, il giudice Matarazzo  ha invece accolto le richieste della difesa dell’imputata, rappresentata dall’avvocato Alfonso Sturchio, e ha emesso sentenza di assoluzione piena perché il fatto non sussiste. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi sessanta giorni.