Vogliono bruciare l'assessore, la procura indaga

Aperto un fascicolo sulle dichiarazioni di Festa. Che fa marcia indietro: non ho le prove.

Ma restano quelle parole e un episodio gravissimo che – se vero – segnala il clima ormai invivibile in città. La zona grigia assedia il comune.

Avellino.  

 

di Luciano Trapanese

C'è l'inchiesta sul caso dell'assessore minacciato insieme al figlio con una tanica di benzina per un posto di lavoro in una delle cooperative avellinesi.

Il procuratore Rosario Cantelmo e gli investigatori della squadra mobile hanno deciso di fare piena luce sulla clamorosa denuncia del consigliere Gianluca Festa (da noi anticipata in un articolo postato ieri). Denuncia – lo ricordiamo – pronunciata durante il consiglio comunale di giovedì. E che ha surriscaldato un clima già rovente dopo lo scandalo dell'Acs. Enza Ambrosone, capogruppo dimissionario del Pd, e il consigliere del Sel, Giancarlo Giordano, già in quella sede hanno chiesto a Festa di non parlare tanto per, ma se sapeva, se sapeva davvero, di andare in procura a formalizzare una precisa e dettagliata denuncia.

La procura e gli investigatori della mobile hanno aperto un fascicolo d'ufficio. E stanno acquisendo il materiale necessario per capire se quanto dichiarato da Festa sia vero o se invece si è trattato di una infelice (e siamo buoni), boutade.

Festa, intervistato ieri dalla nostra emittente, ha dichiarato in proposito: «Non sono andato in procura perchè non ho le prove di quello che ho detto». Beh, l'onere della prova non spetta a lui. Ma in qualità di rappresentante dei cittadini che lo hanno votato, non ha nessuna giustificazione: se sapeva doveva parlare. E parlare con inquirenti e investigatori che stanno setacciando proprio quella zona grigia di Avellino che da almeno un decennio sta infestando la vita amministrativa del capoluogo. E invece, immaginando evidentemente di essere davanti a un bar, e non nel luogo simbolo del dibattito cittadino, l'aula consiliare, ha raccontato un episodio di inaudita gravità con una nonchalance che ne segnala (e siamo buoni per la seconda volta), una assoluta superficialità. Oltre alla incapacità di comprendere che quell'episodio non poteva essere utilizzato come una clava per fini politici. Meritava ben altro. Forse un consiglio comunale straordinario. Anche più necessario di quello che si è svolto per discutere delle conseguenze sull'amministrazione dello scandalo Acs.

Assessori sotto minaccia di morte. E al centro di tutto le solite cooperative. E' proprio lì, in quell'insano rapporto, che si nasconde parte del tumore che sta spingendo ad un declino irrimediabile Avellino. Il resto del male, evidentemente, risiede in quei rappresentanti istituzionali che giocano all'amministratore solo per cullare vacue e illegittime ambizioni personali.