«Questa terra non si molla», parola dei Molotov d'Irpinia

Passione, determinazione, senso di appartenenza. «Restare è un dovere»

Antonio Modano, voce del celebre gruppo irpino, ci rivela i segreti di un progetto musicale che in pochi anni si è imposto nel panorama regionale e non solo ...

Avellino.  

«Quella di ieri, alla Casina del Principe, è stata per noi la sera del riscatto. Dopo il concerto saltato durante la rassegna C’entro per il Centro, aspettavamo con ansia il debutto ad Avellino. Quando siamo saliti sul palco tutto è andato per il verso giusto: la gente è stata magnifica e la nostra musica fluiva con naturalezza». Soddisfatto Antonio Modano, voce dei Molotov d’Irpinia, ormai gruppo di riferimento del panorama musicale della nostra provincia.

Antonio, i Molotov sono ormai testimonial di riferimento dell’Irpinia in tutta la penisola. Parlaci del rapporto che vi lega a questa terra

«Il legame con l’Irpinia è sempre viscerale, è solo cambiato il modo di dimostrarlo. Agli esordi cantavamo del dramma dell’80 con il terremoto che spazzò via tanti paesi della provincia, della disoccupazione giovanile, del disagio esistenziale che coinvolge, purtroppo, tanti nostri coetanei e conterranei spesso schiacciati dall’ambiente troppo chiuso di molte realtà irpine. Ora, con il nostro secondo album, la prospettiva narrativa si è arricchita: lodiamo le potenzialità della nostra terra invitando i ragazzi a giocarsi qui le prospettive di futuro»

L’invito a restare è anche uno dei fili conduttori dello Stay Music Festival al quale ieri avete preso parte. Cosa bisogna fare per spingere i ragazzi a non andar via?

«Rassegne come lo Stay Music Festival, organizzato dal Forum dei Giovani di Avellino con il supporto della ProLoco, sono fondamentali per la città: offrire ai ragazzi un luogo di ritrovo come la sala prove che sarà attiva da ottobre, è un primo passo imprescindibile per innescare quel percorso di rivalsa sociale che cantiamo da anni. L’importanza dell’arte e della musica non si misura dai risultati materiali ottenuti, ma dal piacere che regalano a chi le pratica. Dalla qualità e l’incisività del messaggio di denuncia sociale che quell'arte porta avanti»

Nonostante il vostro successo in provincia, ieri è stata la prima serata nel capoluogo irpino. Quali credi siano le ragioni di questo piccolo paradosso?

«Per noi che veniamo da una realtà piccola come Villamaina, il percorso è stato lungo e tortuoso. Ma sono convinto che tutto questo girovagare ci abbia permesso di acquisire quella maturità artistica e umana necessaria per esibirsi al meglio. La passione che mettiamo durante le esibizioni è sempre la stessa, ma la nostra sicurezza e la nostra determinazione si sono cementate nel tempo grazie alle difficoltà affrontate e ai tanti schiaffi presi. Così, ieri, con il mare di gente venuto ad ascoltarci, non ci sono tremate le gambe. Ci siamo goduti fino all’ultimo secondo una serata che aspettavamo da anni. Vedere tutti quei giovani riuniti lì per ascoltare la nostra musica è stato magnifico»

Il vostro secondo album, “Se trovo lavoro ti sposo”, è una lode alle meraviglie che contraddistinguono la nostra terra. Se dovessi scegliere, quale sarebbe la qualità più importante che attribuiresti all’Irpinia?

«Credo che il segreto di questa terra risieda nella straordinarietà dei suoi abitanti. Grazie al nostro lavoro abbiamo avuto la possibilità di suonare e visitare altre realtà, dalla Sicilia al Cilento, eppure, il calore riscontrato a queste latitudini, non lo abbiamo ritrovato in nessun altro luogo. Gli irpini sono un popolo magico: passionale, fiero, ospitale. Un po’ come la nostra terra: arcigna in superficie, ma straordinaria se sei disposto ad andare oltre l’apparenza»

?Andrea Fantucchio