Moria dei centri storici, la preoccupazione della Cidec

La desertificazione commerciale delle città italiane e dei loro centri storici.

Da Nicola Grasso Cidec Avellino, riceviamo e pubblichiamo

Ariano Irpino.  

"Una bottega che chiude non è solo una saracinesca abbassata in più, un’insegna che scompare. E’ un luogo d’incontro in meno, un posto in meno dove socializzare, sostare, scambiare due parole per stanare di casa nascoste solitudini. Nel loro piccolo, questi esercizi sono un pezzo dell’identità del paese, della città. Detta in termini sociologici, botteghe e negozianti rappresentano un importante presidio sociale e anche di cura e sicurezza per chi vi vive attorno; per di più senza costi aggiuntivi per le esauste casse comunali. Insomma, permetteteci il giochino di parole,  il negozio al dettaglio non è proprio… un dettaglio."

L’ultimo rapporto di Cidec, uscito in primavera, fotografa la desertificazione commerciale delle città italiane e dei loro centri storici. E' ciò che sta accadendo in maniera vertiginosa anche ad Ariano Irpino.

"Parliamo di 200 cittadine di provincia di medie dimensioni , dai ventimila ai cinquantamila abitanti, dove in otto anni, dal 2008 al 2016 i negozi sono scesi del 13,2 per cento. Se poi si considerano solo quelli del centro storico la riduzione è ancor più sensibile: quasi il 15 per cento. Più colpiti dal fenomeno sono librerie e negozi di giocattoli (uno su quattro ha chiuso senza essere stato rimpiazzato, neanche in periferia), negozi d’abbigliamento e tessili (meno 16%),  esercizi non specializzati (meno 19,3%) e a seguire alimentari e tabaccai. A sostituirli sono stati i venditori ambulanti che sono cresciuti del 11,3%. Per capirci: meno botteghe e più bancarelle. Con performance straordinarie nel Sud Italia isole in primis." Questo il contenuto della nota inviata da Nicola Grasso Cidec Avellino.

Redazione Av