Atripalda, l’Udc presenta i candidati: Ripartiamo dal lavoro

Lo scudocrociato nella città del Sabato per spiegare i temi della campagna elettorale

Atripalda.  

In questa campagna elettorale l’Udc è chiamato a spiegare soprattutto le ragioni dell’accordo dell’ultima ora con il candidato governatore del centrosinistra, Vincenzo De Luca. E lo sta facendo principalmente illustrando i punti programmatici su cui è stata trovata l’intesa. Ciriaco De Mita, Giuseppe De Mita ed i quattro candidati al Consiglio Regionale, Petracca, Lanni, Lepre e Roberto, stanno spiegando la pubblica opinione i temi della campagna elettorale

I lavori di ieri sera si sono aperti con i saluti del capogruppo cittadino Dimitri Musto, a cui è seguito l’intervento del consigliere comunale Geppino Spagnuolo: «Ci tenevamo ad avere ad Atripalda tutti i candidati e ad approfondire il discorso legato sia alla difficile situazione complessiva della Campania, sia alle scelte fatte dall’Udc. Siamo tutti consapevoli delle difficoltà che ci sono, sia in termini di prospettiva che di percorso politico. Quello che stiamo tentando di fare con le forze del centrosinistra per noi atripaldesi è coerente con quanto fatto tre anni fa sul piano amministrativo locale anche se è stato fallimentare. In ogni caso le alleanze si cercano laddove si ritengono di avere le maggiori affinità ed il centrosinistra ad Atripalda ha sempre incontrato un largo suffragio elettorale. Sul piano regionale il governatore Caldoro ha restituito troppe incertezze, De Luca, invece, può cambiare questa situazione insieme al contributo rilevante e qualificante dell’Udc». 

Dopo l’intervento di Spagnuolo, è toccato ai candidati al Consiglio regionale presentarsi e spiegare le ragioni del proprio impegno.

Maria Rosa Lepre: «Sono caposala del reparto di pediatria del “Moscati”, vivo da vicino i disagi, le difficoltà del nostro ospedale, le lunghe liste d’attesa, il pronto soccorso che fa pietà. Vorrei dare il mio contributo per risolvere i problemi della sanità in Irpinia, non siamo venditori ambulanti, ma persone perbene».

Carmela Roberto: «La mia discesa in campo è la conseguenza di un percorso politico cominciato alcuni anni fa. Sono convinta che non serve lamentarsi se non si è disposti a dare un contributo. La scelta di candidare una ragazza giovane come me è un segnale di rinnovamento. La nostra generazione ha perso anche la dignità, perché non basta essere preparati. Ed è umiliante. La mancanza di servizi non ci permette di essere competitivi. Il diritto al voto deve essere esercitato sempre, altrimenti qualcuno lo farà al vostro posto».

Raffaele Lanni: «La nostra è una bella lista ed io credo di avere la giusta esperienza. Sono stato tre volte sindaco di Rotondi, consigliere e assessore provinciale, medico ospedaliero al “Rummo” di Benevento e garantisco il mio impegno. Ho sempre dato il massimo, nella vita privata, professionale e politica, conosco bene le problematiche della sanità, ma anche quelle amministrative. Questa è la campagna elettorale della sopravvivenza, ci giochiamo tutto, e vedo grosso entusiasmo intorno a noi perché siamo persone serie e corrette e perché stiamo insieme a persone che hanno fatto la storia d’Italia. Sono stato onorato di candidarmi dopo un leggero sbandamento seguito alla decisione di appoggiare De Luca, ma quando mi è stato spiegato il perché ho capito che avevamo fatto la cosa giusta. Il mio posto è al fianco della gente, dei lavoratori, nessuno mi ha mai pagato per ciò che ho fatto finora, non ho mai avuto problemi con la giustizia e sono convinto che è il momento giusto per vincere e per dare un quoziente ad Avellino».

Maurizio Petracca: «Con De Luca abbiamo raggiunto l’accordo su alcuni punti determinanti, uno dei quali è il trasferimento della gestione dei fondi comunitari alle unioni dei comuni o agli enti locali. E non è un fatto banale e De Luca lo ha capito subito mentre Caldoro ci ha fatto aspettare mesi. Ci siamo sempre occupati di tutte le questioni, siamo stati noi a difendere la sanità in Irpinia, ad evitare che si aprissero altre discariche. Con Caldoro abbiamo rotto perché non ha mantenuto gli accordi. E oggi possiamo guardare in faccia alla gente, per aprire una nuova stagione come abbiamo fatto dopo il 2008 (anno di nascita del Pd come fusione fra Margherita e Democratici di Sinistra)».

Prima dell’arrivo del ‘presidente’ De Mita è stato il nipote Giuseppe a spiegare ancora le ragioni dell’accordo con De Luca: «La nostra è stata una scelta non premeditata. E diciamo anche che in questa fase non ci sono partiti con cui dialogare, ma solo interlocutori. A nostro parere la questione di fondo è la comprensione della domanda che circola fra i cittadini, il senso profondo di insicurezza, anche in chi il lavoro ce l’ha perché non vede una prospettiva per i propri figli. Siamo convinti che le singole risposte non servono, il presupposto è la politica. Troveremo nei cittadini un muro di indifferenza impenetrabile se non capiamo quali sono le parole che dobbiamo usare. Al fondo della nostra Regione c’è la questione del lavoro, una questione che anche il Papa pone come come centrale. Bisogna, però, generare nuovo lavoro perché quello vecchio si è esaurito. Ed uno dei modi è quello di portare il centro della decisione della spesa dei fondi europei più prossimo al luogo degli investimenti. E riorganizzare i servizi pubblici locali come il servizio idrico, i rifiuti, i trasporti e l’assistenza con il contributo delle imprese. Pezzi di programma che rompono il muro dell’indifferenza. E anche i forestali sono in questa partita. E poi vogliamo riformare “Garanzia Giovani” (il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile) che paga le imprese solo quando trovano il lavoro: in Calabria fanno così, non in Trentino… Su queste cose possiamo chiedere il voto a testa alta».

Nel frattempo è arrivato Ciriaco De Mita, in tempo per le conclusioni: «La nostra forza è stata quella di recuperare la dignità della nostra posizione perché con la dignità si sopravvive, con la furbizia si è ricoperti dallo squallore. Giochiamo una partita di principio e di grande praticità, per trovare una via d’uscita dalle difficoltà. Ma non c’è nessuno che fa una riflessione. E noto anche che c’è una crisi nella comunicazione, con l’esaltazione dei transfughi. I processi politici sono più complessi. La nostra attenzione è al recupero della democrazia rappresentativa, per dare alla democrazia il futuro che merita».

Gianluca Roccasecca