Presentazione "Lettera a un Giudice" a Taurasi

Racconto fantastico sulla corruzione

Paolo Saggese ha scritto: La mia “Lettera a un Giudice”: ovvero la corruzione, che distrugge la civiltà.

Taurasi.  

La “Cantinella” di Marciano Casale presenta domani, giovedì 17 marzo, alle ore 18.00, a Taurasi, in via Casale (di fronte al Castello), sede della “Cantinella”, il romanzo di Paolo Saggese “Lettera a un Giudice. Racconto fantastico sulla corruzione” (Magenes Editoriale, Milano, 2015). Saluti affidati a Marciano Casale. Intervengono: Carmine De Angelis Sindaco di Chiusano San Domenico, Gennaro Iannarone, Giudice, poeta e scrittore. Sarà presente l’autore.

A proposito del libro, lo stesso Paolo Saggese ha scritto: La mia “Lettera a un Giudice”: ovvero la corruzione, che distrugge la civiltà.

“In età matura, ho scoperto la mia vena di scrittore. Infatti, sino ad ora la mia scrittura era stata quasi esclusivamente saggistica o giornalistica, avendo scritto o curato più di quarantacinque volumi, incentrati prevalentemente sulla storia della Letteratura latina e italiana, sulla storia irpina contemporanea e sul meridionalismo, o su questioni concernenti l’attualità politica. Inoltre, da più di quindici anni, notevole è stato il mio impegno in campo giornalistico, avendo firmato un migliaio di interventi su numerose riviste, e prevalentemente su quotidiani quali “Il Mattino”, “Ottopagine”, “Il Corriere dell’Irpinia”, “Il quotidiano del Sud”, edizioni lucana e irpina, con alcune puntate anche sul “Corriere del Mezzogiorno”.

Ed ecco, da luglio, ha visto la luce il mio primo romanzo breve (o racconto lungo) “Lettera a un Giudice. Racconto fantastico sulla corruzione” (Magenes Editoriale, Milano), una lunga lettera divisa in trentatré parti indirizzata ad un Magistrato, e che è facilmente reperibile presso Librerie on line oppure presso le Mondadori e le Feltrinelli dei centri maggiori, nonché nelle edicole di Montella.

È il protagonista a scrivere, a raccontare la sua vicenda, intrisa di ironia, di autoironia, di amarezza dolorosa, di rabbia e indignazione. È la storia di un cittadino, che ho chiamato simbolicamente Candido, omaggiando così evidentemente Voltaire e Sciascia. Quest’uomo decide di partecipare ad un concorso pubblico per Dirigenti indetto dalla “Repubblica dei Pomodori” (RDP). Studia, si impegna, consegue una preparazione ottimale, ma è clamorosamente “bocciato”. Ha inizio così un calvario, una sorta di discesa agli inferi per Candido e per la sua famiglia. Nel libro compaiono continuamente tante domande, che non trovano tuttora risposta: il conflitto tra diritto e legalità, il ruolo dei partiti e dei sindacati nel sistema pervasivo della corruzione, la selezione delle classi dirigenti (sempre più “digerenti”, avrebbe detto Sciascia)………….