Regionali, in Irpinia il trionfo di opportunismo e incoerenza

Dalla lettura delle liste dei candidati emergono tutte le contraddizioni della classe dirigente

I nodi nel Pd e il patto con l'Udc ancora da spiegare. L'esclusione di Todisco, rientrato in gioco nella lista "De Luca presidente" e i commenti di Famiglietti. Le mosse dell'Ncd e la candidatura di Forza Italia del vecchio avversario Galasso.

Avellino.  

Ci siamo. Domani la campagna elettorale legata alle consultazioni regionali entrerà nel vivo. I candidati al parlamentino del Centro direzionale e gli aspiranti governatori di Palazzo Santa Lucia avranno a disposizione meno di quattro settimane per convincere gli elettori a votarli. Per chiedere la loro preferenza in rappresentanza delle province e dei territori di provenienza.

In Irpinia, forse più che altrove nel resto della Campania, gli ultimi giorni che hanno preceduto la consegna di liste e candidature hanno fatto registrare litigi e sorprese. Le ultimissime ore addirittura colpi di scena inimmaginabili. Ma si sa: in politica mai dire mai. E così anche l'alleanza più improbabile diventa realtà, superando di gran lunga qualunque ipotesi. Anche quella ritenuta così fantasiosa.

E così Ciriaco De Mita si allea con Vincenzo De Luca, portando, di fatto, l'Udc irpino nel Pd, avversario politico oggetto di tante accuse e critiche feroci negli ultimi sette anni. Un accordo trovato in zona Cesarini con la benedizione, pare, dello stesso Lorenzo Cesa, ma valido solo per l'Irpinia che anche in questo passaggio si conferma una mosca bianca. Nelle altre province campane, infatti, il progetto di Area Popolare, seppure tra rallentamenti e difficoltà, va avanti e continua a vedere lo scudo crociato insieme all'Ncd. Tanto è  vero che le altre federazioni (Salerno, Napoli e Benevento) dell'Unione di Centro hanno espresso una ferma disapprovazione al patto definito di pura convenienza. Oltre che fautore di grande confusione.

Ma tant'è. Dal pressing su Stefano Caldoro, per ottenere un posto in giunta alla figlia Antonia e l'esclusione di Pasquale Sommese, indiscrezioni mai smentite, il leader di Nusco è passato dall'altra parte del campo per avere visibilità e la chance di avere voce in capitolo in Regione. Altrimenti il rischio, secondo Maurizio Petracca, sarebbe stato diventare un semplice "orpello" degli alleati di centrodestra. Mentre così, per come la vede Giuseppe De Mita, si è scelto di fare la mossa “necessaria”.

Motivazioni inconsistenti ed inaccettabili, invece, per moltissimi degli stessi esponenti irpini del Pd ai più alti livelli. Tra questi il deputato Luigi Famiglietti che ha lasciato intendere chiaramente la sua chiave di lettura di un'operazione meramente opportunistica.

Non va dimenticato, poi, che il passaggio dell’Udc verso il Pd è stato anche per certi versi anticipato, se vogliamo, giovedì scorso dall'ingresso nei democratici da parte di Irpinia di Base. Movimento politico-culturale fondato da Enza Ambrosone, eletta in consiglio comunale tra le fila dello stesso scudo crociato. Dunque, tutto torna… E quelli che ai cittadini sembrano essere voli pindarici sono, invece, solo i tasselli di un mosaico già studiato e predisposto.

Ma i problemi in casa centrosinistra non sono finiti. Il dissenso espresso dalla minoranza del Pd all'assemblea provinciale; il "rientro" in gioco di Francesco Todisco, escluso dalla lista di partito, e candidato in quella di “De Luca presidente” (a discapito del medico di Pietrastornina, Aldo D'Andrea, che aveva anche già firmato la candidatura); e l'aver completamente ignorato Caterina Lengua, che pure aveva guidato il partito in tempi difficili, lasceranno strascichi indelebili. Solchi profondi che inevitabilmente si rifletteranno nella campagna elettorale.

Dall'altra parte della barricata, in casa centrodestra, la situazione, però, non è molto più serena. In Forza Italia Cosimo Sibilia è riuscito ad imporre la candidatura di Giuseppe Galasso, a dispetto dei tanti detrattori. Se fossimo ad un incontro di pugilato potremmo dire che il senatore si è aggiudicato il primo round contro il quotatissimo presidente della Provincia Domenico Gambacorta, apparso freddo oltre che scettico rispetto a questa opzione. Ma non ha di certo vinto il match. Per farlo deve sperare che la sua scelta si riveli vincente. Del resto Galasso, sindaco Pd di Avellino per più di otto anni, nel 2012 aveva addirittura lasciato la poltrona di Palazzo di Città per misurarsi con le primarie indette per stabilire i candidati per le elezioni al Parlamento.
Ma se FI si arricchisce di un nuovo elemento da una parte, ne perde uno dall'altra. La candidatura di Monica Spiezia con l'Ncd, infatti, non cambierà la sommatoria ipotetica delle preferenze ma ha già generato piccoli disorientamenti tra chi nel 2013 l’ha fatta eleggere al consiglio comunale del capoluogo irpino tra le file del Pdl.
C'è poi l'ingresso di Ettore Zecchino nella lista “Caldoro presidente” a destare qualche perplessità, visti i rapporti “particolari” con i compagni di viaggio e in particolare con Sergio Nappi e Antonia Ruggiero.
Se potessimo monitorare le parole più utilizzate negli ultimi giorni per commentare queste “strane alleanze”, noteremo che quelle davvero “virali” vanno da incoerenza a opportunismo, passando per ambizione e protagonismo o ancora per trasformismo e commistione. Tutti aggettivi e motivazioni che per nulla dovrebbero avere a che fare con la politica nel senso più alto della parola, intesa come impegno civico per i cittadini e le comunità.

Di questo, probabilmente, ne approfitteranno gli altri candidati governatori Salvatore Vozza, per Sel e buona parte della Sinistra, come pure Valeria Ciarambino del Movimento 5 Stelle e Marco Esposito della lista civica “Mo!”. Tutti e tre al lavoro con l’obiettivo di entrare in Regione e proporre una voce diversa dai soliti schemi.

Alessandro Calabrese