Udc, Petracca: la Regione va liberata dalla burocrazia

Intervista al segretario provinciale dello scudo crociato, candidato alle elezioni regionali

Continua il tour elettorale dell'Udc nei territori. Nella giornata odierna (26 maggio), alle 18, Petracca sarà a Trevico per incontrare amministratori, militanti e simpatizzanti. Poi, alle ore 19 sarà a Vallata dove è previsto un confronto pubblico

Avellino.  

La campagna elettorale è ormai agli sgoccioli. Maurizio Petracca, candidato capolista per l’Udc nel collegio di Avellino, sta continuando il suo viaggio lungo il territorio irpino con l’obiettivo di incontrare le persone, di confrontarsi su proposte e contenuti, sfuggendo, dice lui, ai veleni e alle polemiche di queste settimane.

Che campagna elettorale è stata finora?

«La nostra completamente dedicata alle questioni, ai temi, ai contenuti. Quella degli altri, mi rammarica dirlo, completamente schiacciata su polemiche, veleni e accuse. Non lo dico per dire, ma ho ascoltato raramente in questi giorni qualcosa che avesse a che fare con l’impegno in Regione, con le cose da fare, gli obiettivi da centrare».

Il vostro partito aveva la necessità di spiegare l’accordo last minute con De Luca. Ci siete riusciti?

«Credo di sì. D’altronde dopo la fase iniziale in cui ci veniva consegnata questa esigenza di una spiegazione, con il passare dei giorni la questione è diventata in qualche modo secondaria rispetto alla necessità di illustrare ciò che intendiamo fare al governo della Regione. Va anche detto che le due cose in qualche modo si fondono: l’accordo con De Luca si basa esclusivamente su pochi punti programmatici che consideriamo fondamentali per il futuro della Campania».

Sono gli stessi punti che avete portato all’attenzione di Caldoro?

«Ovviamente. Ma da Caldoro non abbiamo avuto le stesse garanzie. Per settimane prima della presentazione delle liste abbiamo cercato rassicurazioni rispetto a queste tematiche che consideriamo dirimenti, con particolare riferimento alle aree interne. Ma lui ha nicchiato. E alla fine abbiamo preso una strada diversa».

Ma c’è stata anche una questione politica alla base della vostra decisione?

«Sì, un pezzo di questa vicenda è legata proprio alla dignità del nostro partito che a Napoli hanno provato a calpestare in tutti i modi. Ci siamo accorti, giorno dopo giorno, che l’obiettivo era svuotare il nostro partito, impedirci finanche di presentare le nostre liste, portandoci via i candidati.  Un atteggiamento inaccettabile e rispetto al quale chi doveva essere garante della coalizione non ci ha tutelato, di fatto avallando quest’atteggiamento. Il campo politico di Caldoro e dei capibastone di Forza Italia non era più praticabile. Abbiamo deciso di sgomberare il campo dall’ambiguità. Abbiamo fatto una scelta coraggiosa e non certo di convenienza».

Eppure, Caldoro sostiene che le aree interne, l’Irpinia in particolare, hanno avuto molta attenzione nel corso dell’ultima legislatura regionale. Lei che ne pensa?

«Credo che Caldoro voglia lucrare su alcuni risultati oggettivamente raggiunti ma che gli sono stati strappati a forza. Lui avrebbe fatto volentieri a meno della riapertura del Pronto Soccorso del Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi o del riconoscimento dell’Alta Irpinia quale area pilota del progetto Aree Interne. Sono risultati che come Udc abbiamo raggiunto portando avanti battaglie in nome del nostro territorio. Il resto sono ricostruzioni poco attendibili, strumentali. D’altronde non è una novità che la nostra presenza con Caldoro è stata sempre caratterizzata da una dialettica spinta. Siamo stati la sua spina nel fianco, l’anima critica della coalizione. A Caldoro in questi anni è mancata la politica. Non è riuscito a far funzionare la coalizione che si è ridotta ad un’arena di individualismi. Caldoro paga il dissolvimento di Forza Italia e  il fatto di non essere riuscito a guidare il processo di costruzione di un’alleanza».

Con De Luca ci sono margini per realizzare le priorità che vi siete dati?

«De Luca è un uomo pragmatico, concreto. Ci siamo intesi da subito sulle cose che consideriamo prioritarie, soprattutto in termini di necessità di riforma dell’istituzione regionale. La Regione va liberata dalla zavorra della burocrazia. La gente chiede questo, le imprese si aspettano questo. E’ l’unico modo per risollevare le sorti della Campania in termini di organizzazione dei servizi, di creazione di nuova occupazione, di sostegno alle categorie produttive».

Che risultato si aspetta dalle urne?

«Sono molto fiducioso. Ho registrato, con il passare dei giorni, un entusiasmo crescente. La gente ha compreso la nostra scelta e l’ha sposata. E’ innegabile che con noi c’è la storia politica dell’Italia, della Campania e dell’Irpinia. La politica senza credibilità non si può fare. E in questo ambito non siamo secondi a nessuno. Poi c’è una percezione del nostro partito come comunità di persone che condividono un percorso politico. La lista che ho l’onore di guidare si caratterizza per questo: persone perbene che si mettono insieme coltivando un obiettivo comune. Altrove mi pare prevalgano individualismi ed egoismi. La differenza si vede, è evidente e dalle urne emergerà ancora con maggiore forza».