Forza ed eleganza, addio a Telaro un grande della Dc

Si è spento ieri Antonio Telaro. La storia della politica irpina che fece l'Italia

Venezia: Tonino è stato un protagonista della vittoria della sinistra di base in provincia di Avellino e Ciriaco De Mita deve molto al suo lavoro e impegno

Avellino.  

E' stato uno dei protagonisti della costruzione, formazione e progettazione della Democrazia Cristiana negli anni Sessanta. Si è spento ieri mattina tra l'affetto dei suoi cari. Antonio Telaro aveva 93 anni. E' morto nella sua casa di Parco Sibilia a contrada Molinelle a Monteforte Irpino. Classe 1922, nato a Magrè all'Adige, Tonino, come lo chiamava chi lo conosceva bene, è stato un grande politico. Amava stare dietro le quinte, e tra gli anni sessanta e settanta assicurò risultati strategici per lo sviluppo di una provincia dimenticata, in un Sud alla ricerca di una identità e un riscatto. Di Magrè all'Adige, delle sue origini, conservò sempre quella cadenza trentina, che conferiva alle sue espressioni autorevolezza e simpatia. Fino alla fine. «La scomparsa di Antonio Telaro lascia un vuoto incolmabile in molte persone. Mi onoro di essere stato suo amico per oltre quaranta anni. Scompare un Grande uomo. Le sue capacità straordinarie restano patrimonio assoluto, per chi come me era un giovane in quegli anni e tanto imparò proprio da lui». Così Enzo Venezia, dirigente provinciale del Pd, ricorda Telaro. 

Silenzioso, riservato, ma sempre presente in mille occupazioni, era nel gruppo che fondò la Dc. «E' stato soprattutto un segretario provinciale bravo, capace e sempre disponibile con i giovani - continua Venezia -. Tonino è stato un protagonista della vittoria della sinistra di base in provincia di Avellino e Ciriaco De Mita deve molto al suo lavoro e impegno. Ricorderò per sempre quel congresso provinciale del 1968. Si fece al cinema Eliseo. Grandi dibattiti, progetti e idee che avrebbero cambiato l'Italia. In quello storico congresso vinse, solo per pochi voti, la sinistra di base che faceva riferimento a a De Mita. Vinse anche grazie a Tonino Telaro. Così nacque un nuovo gruppo dirigente che cambiò, in maniera decisiva la storia di quegli anni». Impossibile non ricordare nell'addio di Tonino Telaro, la storia dei magnifici sette. Una squadra di uomini che riuscì a realizzare in quegli anni il compromesso storico. Ciriaco De Mita, Nicola Mancino, Giuseppe Gargani, Gerardo Bianco, Salverino De Vito, Biagio Agnes e Nacchettino Aurigemma. Oltre a quei sette c'era anche Telaro, che poco amava esserci solo per apparire. Discreto ed elegante ha sempre preferito essere dietro le quinte. Anche in quegli anni. Antonio Telaro è stato segretario della Dc dal 1971 al 1973, presidente dell'Ente di Irrigazione. «Di lui conserverò sempre il ricordo di uomo come pochi, per la rigorosa valutazione e azione che riusciva ad avere in politica. Non amava parlare molto e a vuoto. Non preferiva inutili retoriche. Tonino era uno dei pochi politici che riusciva con pochissime parole ed un solo sguardo a convincere, far riflettere, decidere». «Sempre allegro, capace di motivare quel gruppo ha insegnato tanto e a tanti giovani». Qualità positive che lo accompagnarono in tutti gli incarichi ricoperti. Tutti concordano nel ricordarlo indaffarato, discreto, silenzioso, attento a non trascurare un sorriso. Poi i suoi nove gioielli: Nove bellissime figlie femmine. Al centro lui: Antonio Telaro. Difficile dirgli addio in questo primo agosto (ieri per chi legge, ndr) che spazza via con la sua morte una porzione fondante della storia politica irpina ed italiana. Ogni sua parola un insegnamento per tutti. Non poteva non conquistarti. Miele le parole, sguardo convincente deciso e poi quel carisma e forza che restano le doti indiscusse di un uomo eccezionale. Un grande uomo, un politico di strategia uno statista e al contempo un braccio operativo che, dietro le quinte di un maestoso compromesso storico, seppe lavorare per un progetto che fece l'Italia. Fare concretamente politica di partito e di persone, questo il suo tratto distintivo. «Mi onoro di essere stato suo amico - dice Venezia -. L’avevo conosciuto oltre quaranta anni fa e in questi momenti capisco bene che con lui vanno via tante di quelle cose in cui un uomo deve credere. Non si tirava indietro davanti a nulla».  

Con lui si perde anche un pezzo della storia della politica irpina. Ha lasciato la sua traccia. Gentile, elegante, affabile, simpatico, con un carattere forte, come pochi era sostenuto da una rara intelligenza, da una rigida educazione e da una raffinatezza del porre le cose, che lo facevano emergere spesso. Il suo talento, non di rado geniale emergeva anche nelle cose più insignificanti. Una cosa è certa Telaro ha vissuto da protagonista, senza mai calare la testa, talvolta agendo da grande mediatore anche nelle situazioni politiche più delicate. Addio Antonio. 

Simonetta Ieppariello