Renzi: il Sud sa solo piangere. I nostri politici tutti zitti

Il premier umilia Meridione. I nostri parlmentari tacciono. Già passata l'eco dello Svimez

Che Renzi abbia un'idea vaga del Sud è cosa risaputa. Quando ha parlato di Mezzogiorno si è limitato a biascicare alcune palesi ovvietà. Una fra tutte, la questione legalità. Cioè la prima cosa che dice uno che proprio non ha mai approfondito l'argomento. E del resto è pur sempre il premier che nella legge di stabilità del 2015 ha utilizzato i tre miliardi e mezzo destinati al Meridione per finanziare i nuovi contratti di lavoro. Ora parla di emergenza. Ma come era prevedibile, l'eco suscitata dal drammatico rapporto Svimez è già finita. Nessuna traccia sui media nazionale. Nessun segnale dai parlamentari del Sud. Ora si discute di nomine Rai.

Tutto scontato. La questione non è popolare. Anzi, rischia di far perdere i consensi settentrionali.

E qui, da noi, almeno in Campania, c'è un dibattito aperto? Macchè. Silenzio totale. Com'era tristemente prevedibile. Con un Pd che, tra l'Irpinia e il Sannio, è affidato a improbabili leader alla ricerca di se stessi. E un centrodestra che annaspa senza le passate certezze (il vecchio Silvio). Il mondo è cambiato. Ma chi ha ancora la pretesa di rappresentare qualcuno, neppure si è interrogato sul perchè più del 50 per cento degli elettori ha disertato le urne. E in questi anni, di fronte al crack del Mezzogiorno, non ha immaginato nulla. I parlamentari in primis. Nessuna iniziativa di legge, nessuna proposta. Irrimediabili sì a tutte le proposte del governo, anche quelle che in modo chiaro danneggiavano il sud.

Per l'economista Gianfranco Viesti (intervistato da “Linkiesta”), sono quattro le priorità: crescita delle imprese, incremento del personale di qualità, innovazione e internazionalizzazione. Sono quattro punti che non si discostano molto dalle linee programmatiche esposte nel suo discorso di insediamento dal governatore De Luca. E invece, in questi anni – e con una tendenza che si va accentuando – la desertificazione industriale del Meridione è un dato drammaticamente reale. Di contro il governo (ma anche quelli precedenti), non ha nessun piano industriale per il Sud. Zero. Neppure un accenno. Renzi continua a parlare di legalità. Un ritornello stanco e stantìo che copre un clamoroso vuoto di idee.

Basta parlare di infrastrutture (che verranno, chissà quando), e turismo. E il gioco è fatto. Ora, che servano le infrastrutture è anche vero, ma non si può immaginare che la rinascita del Sud sia sospesa ai tempi biblici per le opere pubbliche, alcune delle quali di dubbia utilità. E il turismo – eccetto che per alcune zone, come quelle costiere della Campania -, non può essere, utilizzando un termine tanto caro al lessico dei politici senza fantasia, “volano” di niente. O quello che è accaduto in Grecia – una delle mete più importanti del turismo internazionale -, non ha insegnato nulla.

Serve un piano vero per il Sud. Non l'elemosina, contributi a pioggia, promesse clientelari, speculatori sempre in agguato. E non è possibile ricominciare se lo stesso premier rispondendo alle ovvie verità di Saviano, risponde che “basta piagnistei”. Qui non piange nessuno. Il meridione pretende. Non ci sono mani tese. Non si vuole nessun tipo di assistenzialismo. Ma – lo ripetiamo – un piano di interventi. Un progetto globale, una visione. Come quella – lo ribadiamo - elaborata dal neo governatore De Luca per la Campania. E all'interno della quale costruire un pezzo di futuro.

Ma se il premier continua a definirci lamentosi. E i nostri parlamentari pensano solo alla loro carriera, c'è poco da fare. Anche se la gente del Sud ha voglia di rimboccarsi le maniche, superare gli atavici vizi (che in passato hanno anche compreso una buona dose di “lamentosità”), tentare di andare oltre i limiti imposti, in alcune aree, dalla criminalità organizzata (che si vince solo con il lavoro). Ma – citiamo solo alcuni nomi – Valentina Paris, Luigi Famiglietti, Cosimo Sibilia, Nunzia De Girolamo, Fulvio Bonavitacola, Angelo D'Agostino, Carlo Sibilia, Angelica Saggese, Mara Carfagna, Nunzia De Girolamo, Umberto del Basso De Caro, devono dare un senso al loro agire politico. Un senso alla loro presenza negli emicicli romani.

Ci auguriamo – ci rivolgiamo a deputati e senatori - riusciate a cancellare il nostro pessimismo. Non sarà semplice. Neppure – purtroppo - a essere credibili. Ma avete il dovere di provarci. Per la gente che vi ha votato e che rappresentate (e anche per i tanti che alle urne non ci sono andati). E per voi stessi.

Luciano Trapanese