Dopo il consiglio Foti è solo. L'occasione di salvare Avellino

Durante il consiglio comunale la maggioranza scarica il Sindaco col proprio silenzio.

Il consiglio comunale straordinario che aveva per tema le vicende Acs rappresenta uno spartiacque. Adesso o si riparte o si affonda.

Avellino.  

“Queste dimissioni non sono una fuga, io resto fedele al partito democratico. Non me ne vado di certo. Ma Non lascerò che la mia posizione di Capogruppo diventi l’alibi per qualcuno qui dentro. Che maggioranza è mai questa? Che cavalca le difficoltà invece di governarle. Io non sono mai stata la luce riflessa di nessuno, né ho mai permesso a qualcuno di mettermi il cappello in testa". Enza Ambrosone si è dimessa poco fa dal ruolo di capogruppo del partito democratico. Lo ha fatto concludendo il consiglio comunale straordinario con una lezione di rara dignità.

UNA LEZIONE RARA. UN SILENZIO OFFENSIVO

Un gesto, il suo, che sancisce, se ce ne fosse ancora bisogno, il crollo definitivo di una maggioranza, quella di Paolo Foti, sempre più prigioniera nelle proprie guerre interne.

Una maggioranza che è rimasta muta. Non un assessore si è espresso sull’inchiesta che ha travolto in questi giorni l’Acs, partecipata del comune che si occupa dei parcheggi e della tutela del verde in città. Non uno ha preso la parola dopo la relazione del sindaco di Avellino sull’accaduto. Un silenzio che non ha nulla a che fare con quello evocato dalla stessa Ambrosone: il silenzio di un partito forte degno di questo nome che i problemi li risolve in casa e non li sbandiera. No. L’immobilismo di questa sera è figlio di chi non può sottrarsi a quel gioco delle parti che da tempo continua a riproporsi a Palazzo di città. E non solo.

Ormai appare chiaro come la situazione cittadina sia infatti sempre più riflesso di quella guerra interna che sta consumando il partito democratico a livello provinciale. Lo avevamo intuito anche nell’assemblea del pomeriggio a via Tagliamento. Dovevano esserci tutti i consiglieri democratici del Comune di Avellino e i quattro massimi riferimenti dell’ufficio provinciale. Un ultimo tentativo di cercare una linea comune nella bufera di questi giorni. E’ stato un fallimento. C’erano solo cinque consiglieri oltre alla stessa Ambrosone e all’ex Senatore Enzo De Luca.

ORA FOTI PUO' CAMBIARE IL FUTURO SUO E DELLA CITTA'

E proprio a via Tagliamento si è consumata l’inizio della fine. Con De Luca che blindava Foti e la stessa Ambrosone. Il resto, come dicevamo, è storia. Il gesto dell’ex capogruppo, infatti, indirettamente svuota di consistenza anche il peso di De Luca. O meglio, antepone il bene della città a tutto il resto. Basta protetti e protettori, ha urlato indirettamente Enza, i cittadini prima di tutto. Figlia, lei, di una politica della dignità che da tempo è latitante, e non solo in questa sede.

Un’indicazione per Paolo Foti, sempre più solo. Il quale, ora ha un'occasione più unica che rara, dimostrare quell'onestà che noi non gli abbiamo mai contestato. Prendendo una scelta difficile ma giusta alla luce di quanto accaduto. Sposare quel governo di larghe intese proposto dalle opposizioni. Un gesto, l’unico, che potrebbe assicurare alla città un’amministrazione evitando il commissariamento. Certo, c’è da capire a che prezzo. Il consigliere Giancarlo Giordano non sembrava volere accettare compromessi: è disposto a mettersi in gioco ma solo con l’azzeramento dell’attuale giunta. E la ripromessa che nessuno di loro possa più candidarsi.  Un salasso e una bocciatura senza appello per chi ora siede negli scranni della maggioranza. Solo i prossimi giorni ci diranno se si seguirà questa strada. Quel che è certo è che il consiglio di oggi è uno spartiacque. Il sindaco di Avellino è solo. Adesso deve una risposta alla città. E alla svelta. Ogni rimando, infatti, rappresenta il prolungamento di un’agonia che gli avellinesi non meritano.

Andrea Fantucchio