Acs, Avellino e il segretario. Quell'imbarazzante silenzio

Tre vicende emblematiche. Vitali per città e provincia. Lo stesso silenzio del Pd.

Come per la scelta del presidente di Alto Calore anche sulla vicenda del Comune di Avellino il Pd non si esprime. Idem sul noto segretario.

Avellino.  

Interrogato il Partito democratico, il Partito democratico non risponde. Da mesi per essere precisi. E poco importa se sul tavolo ci sono questioni importanti. La gestione dell'acqua e il futuro del comune di Avellino per citare le ultime due. Senza dimenticare la scelta del segretario dello stesso Partito democratico. 

UNA CIURMA DI AMMUTINATI

Partiamo dal caso di Avellino.

Mentre venti minacciosi continuano a scuotere il Comune, il Pd se ne lava le mani.

Oggi, con l'assemblea convocata a Roma dalla segretaria regionale Tartaglione alla quale dovrebbero prender parte tutti i riferimenti provinciali irpini, la situazione dovrebbe essere più chiara anche su questo punto.

Proprio per Avellino, questa la fotografia attuale.

A giugno ci sarà, come vi abbiamo già anticipato, il consiglio comunale decisivo. Quello per l'approvazione del bilancio 2015. Come sappiamo, il futuro del sindaco Paolo Foti, è appeso a quell'approvazione. Se manca, si va verso l'ipotesi commissariamento. Più improbabile il governo di salute pubblica. Quello del tutti dentro che non convince tutti. A partire dalle opposizioni che vogliono data certa delle dimissioni di Foti e l'azzeramento della giunta attuale.

Al bilancio mancano due allegati. I conti dell'Acs, per i quali, visto le vicende giudiziarie degli ultimi giorni, ci vorranno ottimisticamente delle settimane. E il bilancio del Teatro Gesualdo che non è stato approvato dal collegio dei revisori dei conti. Per via di un capitolo spesa di oltre 153mila euro sui quali pare non ci siano le dovute documentazioni. Il Presidente del Gesualdo Luca Cipriano, ha promesso delucidazioni in tempi brevi. Ma non è detto che per la riunione di giugno, i fogli ci siano.

Intanto la maggioranza ha abbandonato il sindaco. Lo stesso ha fatto il Partito. Finora del tutto inconcludente sulle vicende di Piazza del Popolo. Pd che nei suoi riferimenti di spicco a livello provinciale, per chi ancora non li conoscesse (Enzo De Luca, Valentina Paris, Rosetta d'Amelio, Luigi Famiglietti) si è spaccato. Lo abbiamo visto prima del consiglio comunale di giovedì sera sull'Acs. Nella riunione indetta a via Tagliamento c'era il solo De Luca che ha provato un'improbabile blindatura. Doppia: su Paolo Foti e su Enza Ambrosone. Il primo poche ore dopo ha visto sgretolarsi la maggioranza nel consiglio, la seconda ha dato le sue dimissioni da capogruppo del Pd con un gesto che è un'ennesima presa d'atto. Questa ciurma, allo stato attuale, è ingovernabile.

LA NAVE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

Lo abbiamo confermato durante lo stesso consiglio comunale. Oltre allo sfaldamento di cui parlavamo, che ha visto coinvolgere i numerosi assessori democratici rimasti muti, abbiamo registrato anche la proposta del gruppo che fa capo alla D'Amelio. Quella dell'amministrazione dei migliori.

Insomma, sul futuro della città, ognuno ha la sua visione che inevitabilmente finisce per cozzare con le altre, contribuendo in modo massiccio allo stallo al quale stiamo assistendo.

Anche gli stessi consiglieri di aria democratica, abbandonati, hanno provato a chiedere delucidazioni. Formulando un documento che dovrebbe essere spedito a breve proprio ai riferimenti del Partito. Nel quale chiedono la linea chiara per i mesi che verranno.

I dubbi sul futuro di Avellino mettono in evidenza l'ennesima discordanza interna al Pd, mostrata in tutte le questioni vitali che lo hanno recentemente chiamato in gioco.

Non dimentichiamo la vicenda Alto Calore. Con il presidente dal eleggere e la strada da tracciare per il futuro di un ente deficitario vitale nell'organizzazione dei servizi idrici che interesseranno il futuro distretto Irpinia Sannio.

Anche lì c'erano opinioni differenti. L'unico nome uscito dalle segrete stanze, era quello di Vanni Chieffo. Potevano dimostrare di essere uniti e tracciare un percorso comune e invece, Apriti cielo! Hanno passato la patata bollente. Poco importa se la partita era vitale. Se si decideva sul futuro dell'acqua e della sua gestione. Se gli equilibri pendevano decisamente verso il Sannio e c'era tutto un futuro da pianificare. Ha vinto la (non)logica dei capitribù, anche quella volta.

INTERCESSIONI FINITE. LA RISPOSTA DEVE VENIRE DA VOI

E poi c'è un altro caso da sciogliere. Questo molto più interno ma comunque emblematico per capire che aria tira nel partito di maggioranza. Anche qui, come potete immaginare, le idee sono numerose, e quindi niente si muove. Dal dopo De Blasio sulla questione è sceso un pesante silenzio. Se la situazione si confermasse, non è da escludere la discesa di un commissario.

Sarebbe un'altra sconfitta. Non certo la più grave, ma comunque significativa.

Perfino gli interventi della Regione, dopo i sussulti iniziali, si sono dimostrati inefficaci. Un regolamento non basta anche perché, in un partito degno di questo nome come ricordò la stessa Ambrosone, le regole sono implicite. E le rispettano tutti. Così come i panni sporchi si lavano sempre in casa. Qui funzione all'inverso, i problemi si esternano, spesso si strumentalizzano perfino. Con gli effetti che quotidianamente commentiamo.

Inefficaci si sono dimostrati anche gli interventi dall'alto. Ultimo quello del vicesegretario nazionale del partito democratico Lorenzo Guerini che ora, viste le amministrative alle porte, non sembra ripetibile nel breve periodo.Insomma la soluzione deve e può venire solo da qui. Oggi ne capiremo di più. Anche il tempo del silenzio sembra giunto al termine. Vediamo che stagione viene ora.

Andrea Fantucchio