Renzi e lo sviluppo: oltre il Sì c'è il futuro della Campania

Il premier ha parlato della Regione e della necessità di crescere insieme.

Uniti per le sfide che verranno. Tradizione e innovazione. L'importanza del Patto per il Sud...

Avellino.  

 

di Luciano Trapanese

Non solo referendum. Renzi al Gesualdo ha raccontato la Campania che verrà. Un discorso declinato al futuro, allo sviluppo, alle sfide di questi anni. Perché «se l'Italia – ha detto dal palco – ha un passato importante, è il futuro quello che conta. E passa per le eccellenze, i prodotti locali, l'artigianato, l'associazionismo positivo, le cooperative».

Non ha parlato né di Napoli, né di Irpinia, né di altre zone della regione. Ma solo, ed esclusivamente, di Campania. Perché questa terra o cresce insieme o niente. Il Patto per il Sud è anche questo. Lo ha citato Renzi. Più volte. Quello stesso Patto che ha dentro progetti, piani, strategie che mettono in sinergia interi territori per un solo, unico e ambizioso obiettivo: trasformare la Campania in una locomotiva per il Sud. A partire dalle medie imprese.

Senza dimenticare le enormi risorse locali, quelle legate alla tradizione ma che possono ambire – anche grazie all'innovazione – ad una platea internazionale. Su questo la sintonia con De Luca è completa (e il feeling tra i due è parso evidente nel corso di tutto l'incontro avellinese).

Di certo il premier porta con sé una ventata di ottimismo. O energie positiva. Quanto questa energia possa poi trasformarsi in azione concreta, lo stabilirà il tempo. E il tempo, almeno questa volta, non sarà – come spesso accade nella politica tra il dire e il fare – indeterminato. Il Patto dovrà concretizzarsi in questi anni. Entro il mandato del presidente De Luca. Ne abbiamo già parlato. E c'è dentro tutto: dalle infrastrutture ai trasporti, dall'innovazione al turismo. Ma bisogna farlo. Farlo in fretta e bene.

Vi chiederete: possiamo fidarci? Per una volta la risposta è semplice. Anche perché non si stanno valutando discorsi un po' sospesi in aria, fanfaronate prive di un qualsiasi fondamento. Il documento che descrive nei dettagli il Patto per il Sud lo trovate nel sito della Regione: tra qualche anno basterà vedere quello che è stato fatto e quello che manca. Tirate le somme e giudicate. Sui fatti, finalmente.

Poi ok, non sono mancate le stilettate a Carlo Sibilia (il 5stelle che non crede all'allunaggio...), e alla Raggi (quasi un omaggio a De Luca). Ma il cuore del discorso del premier – fatta eccezione per i passaggi sul referendum – è stato tutto incentrato sul futuro di questa regione. Sul lavoro e sullo sviluppo.

La Campania ha tutte le potenzialità. Lo abbiamo detto più volte. Soprattutto nel corso degli incontri pubblici organizzati dal Gruppo OttoMedia per promuovere l'idea della metropoli diffusa. Un concetto che – senza citarlo – è, evidentemente nelle corde del premier e naturalmente del presidente della Regione. Si cresce insieme. E insieme si sfidano questi tempi nuovi.

Richiudersi in un orticello, fondare il partito del Sannio o dell'Irpinia o perché no del Cilento interno, serve solo a restare seduti su quello che è stato. Mentre il treno che porta al domani passa. Inesorabilmente.

E l'ultimo treno passa ora. Crediamoci insieme. Imprenditori, giovani (e non solo), informazione, associazioni, mondo della cultura: tirarsi su le maniche e progettare, rinnovare, produrre. Renzi o non Renzi. Questo importa poco. Ma quel Patto potrebbe rappresentare una soluzione. Forse la soluzione. Ed è necessario dirlo: all'orizzonte non c'è altro.