"Africani terremotati": l'altra faccia di Spezia-Avellino

La serata al Picco vissuta in Tribuna Centrale. Scene da far west che non fanno bene al calcio

Avellino.  

La volata verso la semifinale è stata ufficialmente lanciata. La mente è già proiettata alla sfida col Bologna, ma è doveroso fare un passo indietro e ritornare per l'ultima volta alla gara di ieri sera, in quel di La Spezia. Soprattutto per raccontare quanto accaduto e visto nella Tribuna Centrale dello stadio Picco.

Che la partita fosse stata caricata nel modo giusto dall'ambiente spezzino lo si era capito soprattutto nei due giorni che hanno preceduto il match di ieri sera. Dallo spot creato ad hoc dall'area comunicazione della società ligure, con attori protagonisti il tecnico Nenad Bjelica e i suoi calciatori, alla coreografia preparata per l'occasione dallo zoccolo duro degli appassionati delle aquile.

L'Avellino, nelle intenzioni dello Spezia, avrebbe dovuto avere la stessa sorte dei gladiatori dell'Antica Roma, al cospetto di decine di leoni affamati e pronti a sbranarlo nell'arena di turno. D'altronde la gara di ieri non ammetteva mezze misure o passi falsi. L'Avellino doveva essere battuto, in ogni modo, ma nel pieno rispetto delle regole e dell'educazione.

Ciò che è accaduto nei minuti che hanno preceduto il fischio di inizio è stato un vero e proprio spettacolo agli occhi dei presenti. La Curva Ferrovia esaurita in ogni ordine di posto ad incitare i propri beniamini, contrastati nel settore opposto dagli oltre mille supporters biancoverdi presenti in Curva Piscina.

Curve correttissime, da applausi a scena aperta e promosse a pieni voti. Decisamente meno corretto, per usare un eufemismo, il settore che di solito dovrebbe ospitare i tifosi più pacati. In Tribuna Centrale il clima tranquillo che aveva caratterizzato il pre-gara e le prime battute di gioco si è velocemente arroventato fino a raggiungere il culmine della maleducazione, nel momento in cui Zito ha portato in vantaggio l'Avellino sul finire del primo tempo.

La dirigenza biancoverde e i calciatori, Castaldo, Bavena, Gioia e Filkor, si sono lasciati andare ad un'esultanza contenuta. Un gesto normale che è servito ad espellere buona parte della tensione accumulata nei giorni antecedenti al match, ma che ha scatenato la prima delle tre cacce all'uomo organizzate dai "tifosi" spezzini. I dirigenti e i tesserati dell'Avellino sono stati attaccati da decine di esagitati aizzati dal resto della folla. Dopo qualche minuto di tensione, con molta fatica, è stata riportata la calma. Una calma apparente cancellata nuovamente al momento del pari di Brezovec e poi dal gol vittoria di Comi.

A quel punto si è scatenata l'ignoranza. "Africano", "terrone" e diversi altri epiteti, che evito di riportare, rivolti contro stampa e tesserati biancoverdi hanno accompagnato lo svolgimento del match. Offese diventate di volta in volta più gravi col trascorrere del tempo. Si è passati presto all'ormai inflazionato "terremotati" ascoltato puntualmente in quasi ogni campo d'Italia, per finire al "pedofili" che ha lasciato molta perplessità visto il luogo e il contesto. Solo l'intervento delle forze dell'ordine (era presente anche il Questore di La Spezia, Vittorino Gallo) ha evitato che dagli attacchi verbali si potesse passare a quelli fisici. Scene da far west che non fanno assolutamente bene al calcio. 

Carmine Roca