Scandali, inchieste e processi... Ci hanno rotto il calcio!

Dalle inchieste Fifa e Lotito; da Conte al Catania: hanno rovinato il gioco più bello del mondo

Avellino.  

Stanno massacrando il gioco più bello del mondo. Stanno calpestando la passione della gente presa continuamente a sberle in viso da scandali ed inchieste. Stanno rovinando tutto e, forse, ci sono già riusciti. E ora come si fa a credere che tutto quello a cui assisteremo in futuro sarà vero e non deciso a tavolino? Combinato, aggiustato da chi dovrebbe concedere al tifoso la possibilità di poter sognare il raggiungimento di un traguardo importante, di esultare per una vittoria, di disperarsi per una sconfitta. Tutto nel pieno rispetto delle regole. Con correttezza e lealtà.

E se è vero, riprendendo un'ingombrante citazione, che la disciplina deve cominciare dall'alto, se si vuole che sia rispettata dal basso, con quale coraggio si può sperare di assistere a campionati regolari nelle categorie inferiori, se gli scandali colpiscono anche, se non soprattutto, il massimo organo calcistico mondiale. La Fifa, solo un mese fa, è stata travolta da sospetti ed arresti per un giro di 150 milioni di dollari che sono serviti a truccare le votazioni per le assegnazioni dei mondiali in Russia (2018) e Qatar (2022).

In manette sono finiti alcuni membri legati alla Concacaf (Confederazione Nord-Centro Americana e Caraibica), nonché il capo della stessa, quel Jeffrey Webb che avrebbe dovuto rappresentare in futuro uno dei possibili successori di Joseph Blatter che, da ormai diciassette anni, siede sulla poltrona più importante dell'universo calcistico. Uno scandalo che, nonostante tutto, non è servito a portare in seno alla Fifa quel cambiamento radicale tanto auspicato. Il 29 maggio scorso Blatter è stato eletto nuovamente presidente con buona pace dei suoi contestatori. Ma se i grandi danno il cattivo esempio, i più piccoli non possono far altro che assorbirne gli effetti negativi. Se si sbaglia così in alto, si dà modo a chi è più in basso di comportarsi in egual maniera.

Se a sbagliare è il Commissario Tecnico della Nazionale, allora si "concede" la possibilità ad un comune allenatore di una squadra di calcio di quartiere di poter sbagliare. Antonio Conte è da quattro anni nel mirino della Procura di Cremona per le indagini sul calcioscommesse esploso nel 2011. Secondo le accuse dell'ex calciatore Filippo Carobbio, Conte, quando era allenatore del Siena, prima della parabola ascendente sulla panchina della Juventus, sarebbe stato a conoscenza di due tentativi di combine organizzati dalla sua squadra, contro Albinoleffe e Novara, e non avrebbe fatto nulla per evitarli.

Il tecnico, che nel 2012 ha patteggiato con tre mesi di squalifica, pensava di aver risolto tutto e di vedere finalmente archiviata la sua posizione. Suo malgrado, si è dovuto ricredere. Ricorrerà al rito abbreviato e la panchina della Nazionale di colpo ha ripreso a scricchiolare. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, un altro che di scandali e uscite fuori luogo se ne intende (ricordate Optì Pobà?), lo ha difeso e continua a difenderlo a spada tratta. "Il rinvio a giudizio non è una condanna" ha spiegato Tavecchio. E anche questo è vero.

Dalla Fifa, ad Antonio Conte, passando per Claudio Lotito. Dal 10 giugno scorso, nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, il presidente di Lazio e Salernitana e vice-presidente della Figc è indagato per estorsione. Secondo le accuse, Lotito avrebbe fatto pressioni per costringere i dirigenti del campionato di Lega Pro a votare l'approvazione del bilancio, secondo le sue richieste. Il tutto nato da una telefonata con il direttore generale dell'Ischia, Pino Iodice, nel corso della quale il numero due del calcio italiano si lasciava anche andare a considerazioni negative nei confronti di Carpi e Frosinone, non degne di poter giocare in Serie A. Il destino, o meglio, i risultati del campo, gli hanno dato contro. 

E finiamo, in "bellezza", con lo scandalo che ha colpito la Serie B da una settimana a questa parte. E qui lo schifo raggiunge proporzioni bibliche. Il Catania, attraverso le ammissioni del suo ex presidente Pulvirenti, ha comprato cinque partite per riuscire a salvarsi. Ma se uno compra, qualcuno dovrà pur vendere. Ed è per questo che nei guai sono finite anche Latina, Livorno, Ternana, Trapani e Varese, assieme ad una manciata di calciatori, i "treni" della vergogna.

Ma non bisogna neanche dimenticare o lasciare in secondo piano il Teramo che per ottenere la prima promozione della sua storia in Serie B avrebbe "aggiustato", per trentamila euro, l'incontro con il Savona, fondamentale per l'approdo in cadetteria, rovinando di fatto una stagione da incorniciare. Il presidente Luciano Campitelli, interrogato per la prima volta qualche giorno fa, si è trincerato dietro al silenzio. A giorni verrà riascoltato, al pari del direttore sportivo del club biancorosso, Marcello Di Giuseppe.

Ma ai tifosi del Teramo, che per la prima volta dopo 102 anni, erano pronti ad affacciarsi in Serie B, chi glielo dirà, in caso di retrocessione in Serie D per illecito, che dovranno aspettare qualche altro anno, se tutto andrà bene, prima di vedere realizzato il loro sogno? La giustizia ordinaria ha lavorato alacremente. Ha fatto il suo corso. Ora la palla passa alla giustizia sportiva, al Procuratore Federale della Figc, Stefano Palazzi. I tempi saranno celeri, ma non troppo. Meglio aspettare un po' di più lo start del campionato e partire puliti. O almeno provarci. Perché credere che, dopo questo scandalo, sarà tutto finito sarebbe come credere in qualcosa di fantastico, di, ahinoi, irrealizzabile. Siamo realisti: sarebbe un'utopia. E quel che è certo è che, ora come ora, ci hanno rotto il calcio!

E' possibile scaricare gratuitamente l'articolo completo su Ottopagine App (Apple Store e Google Play).

Carmine Roca