Lupo, orgoglio dell'Irpinia

Il commento di Marco Festa

Avellino.  

La Serie A è un orgoglio senza memoria per il popolo avellinese. Per quei genitori che hanno tramandato ai propri figli le emozioni provate in quei dieci anni magici; il ricordo di quelle domeniche a metà tra il sogno e la realtà, attraverso il mezzo più potente che ci sia per stimolare per l’immaginazione: la narrazione. I racconti. Ascoltati con quell’attenzione che solo le grandi storie sanno suscitare. Magari, davanti al camino, in una delle tante giornate piovose, rimanendo a bocca aperta per come “quella volta battemmo la Juventus”; di quando “il Milan venne ad Avellino e ne prese quattro”. O, ancora, affascinandosi nel pensare come sarebbe stato essere sugli spalti del Partenio per assistere ad una delle sfide con il Napoli di Maradona. E chi più ne ha più ne metta. Anche quello della promozione in Serie A è un concentrato di sensazioni vissute in quello storico 11 giungo 1978. Ma da un’altra generazione. Con qualche filmato sbiadito e nulla più per provare ad intuire cosa volesse dire quel momento. Una simile impresa.

Di tempo e di acqua sotto i ponti, ne è passata. Ma il libro della storia dell’Avellino non ha mai smesso di essere aggiornato. Si sta arricchendo di nuove ed esaltanti pagine, scritte da una squadra straordinaria, guidata da un allenatore destinato a grandi palcoscenici. Ecco, allora, che nel giorno in cui l’Avellino vince per la prima volta in assoluto a Livorno; sale al terzo posto e mette il secondo, che vale la promozione diretta a soli due punti; centra, in un colpo, la quarta vittoria consecutiva e la quarta partita senza subire gol (in casa del miglior attacco della Serie B, ndr), viene dal cuore un semplice “grazie”. Innanzitutto, per un motivo. Questo Avellino sta regalando più delle vittorie; dei tre punti. Ha reso animate; tramutato in immagini, quelle che prima erano solo parole. Per la gioia di tutti.

Di chi sta rivivendo, con nuove tinte, quei ruggenti fine anni settanta; di chi non c’era ed ora può capire, davvero, di cosa parlassero padri e nonni che raccontavano, prima di tutto, il riscatto e la speranza trasfigurate nel biancoverde squadra di provincia in grado di rappresentare una metafora della vita: lottando, con umiltà, ci si ritaglia un posto al sole. E non è destinato a passare alla storia solo chi ha più soldi. Calcisticamente parlando, la possibilità di comprare il campione. L’esempio che la classe operaia può andare in paradiso. Ora anche quei giovani, che hanno gremito in maniera strepitosa le gradinate del “Picchi”, potranno raccontare delle gesta di una squadra capace di lottare su ogni pallone ai propri figli; che la forza di volontà è la chiave per raggiungere gli obiettivi. Comunque vada, sta già accadendo qualcosa di grande. Come il lupo, orgoglio dell’Irpinia. Che può riscrivere la storia.

Marco Festa