Indagine convenzione 2013: Avellino, altro che nuovo stadio...

Cinque mesi dopo l'incontro con Abodi in Comune, nuovo polverone: per i biancoverdi non c'è pace

Avellino.  

Era il 18 marzo 2016. Si era da poco conclusa nell'ufficio del sindaco di Avellino, Paolo Foti, la riunione per discutere del progetto del nuovo stadio “Partenio-Lombardi”Il presidente dell'U.S. Avellino, Walter Taccone, e il presidente della Lega B, Andrea Abodi, avevano raggiunto insieme Palazzo di Città. Al tavolo del confronto sedevano anche il vice sindaco, Marielena Iaverone, l'assessore al patrimonio, Elena Tordela, il presidente del consiglio comunale, Livio Petitto, il delegato allo sport, Geppino Giacobbe e l'architetto Vincenzo Maria Genovese.

Erano le ore 14:50 quando il primo cittadino, al termine dell'incontro, annunciò che occorrevano “Un anno e mezzo, due anni, per avere uno stadio nuovo di zecca e una parte della città, importantissima, riqualificata” per poi aggiungere “Bisogna che ci sia un atto di responsabilità da parte del consiglio comunale e dell'amministrazione. Occorre valutare con senso di responsabilità nel valutare l'intervento non solo legato agli eventi sportivi, ma guardare al di là del proprio naso: agli interessi della città e, perché no, all'U.S. Avellino, che è patrimonio della città".

Cinque mesi dopo sembra che si parli di fantascienza, soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti. Il progetto è finito rapidamente nel dimenticatoio. Oggi è realtà uno scenario diametralmente opposto, per certi versi paradossale rispetto ai presupposti appena citati: la Procura è al lavoro per valutare i rapporti tra l'U.S. Avellino e l'amministrazione comunale in merito al “Partenio-Lombardi”. La cronaca è ormai nota, ma è opportuno fare un piccolo passo indietro per sintetizzare quanto è accaduto questa mattina: una decina di agenti della squadra mobile hanno acquisito una massiccia mole di documenti negli uffici del Settore Patrimonio e in quello dei Lavori Pubblici di Palazzo di Città per poi passarli al setaccio nelle prossime settimane. Oggetto del blitz, durato quattro ore, degli uomini guidati dal vicequestore Marcello Castello è la convenzione tra Comune e U.S. Avellino risalente al 2013, subito dopo la promozione in Serie B, quando fu posto in essere un restyling dell'impianto di gioco sito in Contrada Zoccolari - con conseguente, prolungato, e documentato tira e molla tra Comune e Club, inerente al capitolo dare e avere - oltre ai lavori effettuati all'interno dello stadio negli ultimi anni. A margine dell'operazione Castello ha spiegato come l'azione miri a verificare la regolarità sugli appalti, sui lavori ordinari e straordinari che ci sono stati negli anni e l'adempimento dei canoni.

Bocche cucite in Comune mentre la Società biancoverde, nella persona del presidente Walter Taccone, ha fatto sapere di non essere, al momento, al corrente di nulla. E in effetti al momento non figurano indagati, ma l'indagine stessa sembra solo all'inizio. Si acuisce, intanto, il sentimento di preoccupazione dell'ambiente, già scosso dallo scandalo per le presunte combine nella stagione 2013/2014 e dalla squalifica per 6 mesi inflitta allo stesso presidente Walter Taccone per irregolarità nella gestione del settore giovanile formato 2015/2016. Scandali, o presunti tali, fuori dal campo - in ogni caso nulla di tranquillizzante - che si sommano alla scelta da parte del tifo organizzato di disertare la Curva Sud domani pomeriggio in occasione del test amichevole contro il Cosenza. E già, perché nei turbolenti mesi messi alle spalle c’è pure il mancato rispetto della garanzia, per gli abbonati, di godere gratuitamente del primo match di Coppa Italia: gli stessi fedelissimi si sarebbero magari attesi di recuperare il diritto perso per la necessità di invertire il campo contro il Bassano Virtus a causa dell’indisponibilità del terreno di gioco amico. sul quale stava venendo installato il sintetico, proprio domani, ma la risposta è stata picche: evento organizzato da una società esterna. Al più se ne riparlerà più avanti. Caos globale. L'orologio si è fermato. Dal 18 marzo al 19 agosto: cinque mesi e un giorno a suon di bombe deflagrate in rapida successione. E altro che nuovo “Partenio-Lombardi”.

Marco Festa