La visita è "superflua"? La paghi di tasca

Il Governo vara norme sull'appropriatezza. Medici in rivolta. Grimaldi: “Manovra per fare cassa"

Benevento.  

Sottoporsi a una radiografia o a una tac d'ora in avanti potrà costare caro all'utente e al proprio medico. Tra le ricadute più significative della “Manovra Sanità 2015” in via di adozione da parte del Governo c'è la stretta sulla prescrivibilità delle prestazioni specialistiche e riabilitative.

La parola d'ordine è appropriatezza. Tutti gli esami considerati non opportuni non verranno erogati dal Sistema sanitario nazionale e dunque saranno a carico degli assistiti.

Lo sancisce l'Accordo varato dalla Conferenza Stato – Regioni che ha dato il via libera alla Manovra dalla quale il Governo si attende una riduzione dei costi del comparto superiore ai 2 miliardi di euro. “Con decreto ministeriale da adottare entro 60 giorni dall'entrata in vigore dell'atto legislativo – recita il testo – sono individuate le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale ad alto rischio di inappropriatezza. Al di fuori delle condizioni di erogabilità – ammonisce l'Intesa Stato – Regioni – le prestazioni sono a totale carico dell'assistito”.

Bisognerà dunque attendere l'adozione del citato decreto ministeriale per conoscere i confini entro i quali muoversi per non scadere nella inappropriatezza e dunque vedersi costretti a pagare di tasca esami e visite fin qui coperti dal Sistema sanitario. Una innovazione che rischia di riverberarsi negativamente anche sui medici prescrittori ai quali la riforma assegna un ingrato compito: segnalare espressamente gli esami non prioritari e dunque a carico degli assistiti: “All'atto della prescrizione – prevede la Manovra in via di adozione – il medico riporta al lato della prestazione prescritta l'indicazione della condizione di erogabilità o indicazione prioritaria”.

Modifiche che non convincono affatto i medici prescrittori, già in rivolta contro quello che definiscono senza mezzi termini “un delirio”. Peraltro le nuove norme prevedono che siano i medici a pagare per la inappropriatezza delle prestazioni prescritte, laddove accertata, attraverso la decurtazione di alcuni istituti contrattuali.

“Si tratta di un testo che non migliora la qualità delle prestazioni – commenta Pasquale Grimaldi, segretario sannita della Federazione medici di medicina generale – E' palese che l'obiettivo della riforma è unico, ovvero incidere sulla spesa. Ma quando si parla di sanità la priorità assoluta deve sempre essere l'efficacia delle prestazioni, poi si guarda all'efficienza e all'economicità. La stella polare di noi medici resterà questa”.

 

Paolo Bocchino