L'Asia e l'innominabile nuovo manager massone

Le prescrizioni contenute in una vecchissima delibera regolano l'assunzione nella società pubblica

Benevento.  

 

di Federico Festa

La delibera utilizzata ha superato i canonici 15 anni della fascia di rispetto per eventuali riferimento a fatti legati all'attualità. La “39 del 2001” è dunque commentabile con distacco storico, anche se i suoi effetti sono ben visibili giusto oggi, nei criteri di selezione ed eventuale nomina del nuovo amministratore delegato dell'Asia, azienda servizi igiene ambientale di Benevento. Come nacque e perché all'epoca (Pasquale Viespoli sindaco) si ritennero necessarie talune prescrizioni da inserire nell'elenco dei “desiderata” da parte dei consiglieri comunali è un mistero. Buffo aggiungerebbe Dario Fo.

Ma certamente fa parte di quella ironia che nasce e si alimenta all'interno dei palazzi e delle istituzioni, comprensibile solo a chi quei palazzi e quelle istituzioni le ha torte e contorte fino a piegarle ad un uso e consumo non più pubblico. Ed è così che, liberato dalla giunta Mastella, il bando per le “manifestazioni d'interesse” alla successione del professor Quattrociocchi, manager dell'Asia privo dell'autorizzazione dell'Università dove presta servizio (fosse una regola e non una discrezionalità negare questo tipo di incarichi tutto potrebbe funzionare meglio nelle aziende pubbliche), elenca con certosina puntualità quello che il proponente manager proprio non dev'essere per aspirare a quella poltrona.

Elenchiamo in ordine sparso.

“Non essere sottoposto a misura cautelare di natura penale...”, come se uno agli arresti domiciliari o in carcere potesse pensare di spedire curriculum, magari menando vanto per i propri crimini contro la pubblica amministrazione.

“Non essere consigliere, assessore provinciale o regionale...”, e qui c'è la malcelata volontà di evitare conflitti d'interesse (del resto mai visti in Italia sic!) e cumulo di cariche, che passa in second'ordine rispetto a chi, proprio consigliere, si autoelide da una possibilità, proponendosi santo o eroe, ma dimenticando che il carico di inefficienze, ritardi e sprechi ha una sola origine: la politica che non è più al servizio della gente.

Ma la vera chicca è il punto sei: “Non essere iscritto ad associazioni segrete”. Immaginate un manager che ogni mattina va all'Asia e si presenta con il compasso fra le mani e un grembiulino nero o che trama nottetempo con altri sconosciuti sodali su strategie clientelari per lo smaltimento dei rifiuti. Il vero dubbio è semantico: se la società è segreta anche le iscrizioni lo saranno, quindi il prerequisito è che tutto avvenga sottotraccia. Ma nell'immaginario di quei consiglieri buontemponi, che all'epoca votarono le norme, un massone non resiste mai all'impulso di allegare al proprio curriculum, rigidamente in formato europeo, la notula segretissima con l'incarico di “muratore” della Loggia, con tanto di timbro vidimatore del Gran Maestro che la rappresenta, e una foto in formato tessera con lui in cappuccio nero. Quale Commissione negherebbe l'incarico a questo "innominabile"?