Sono venuto in Italia con un barcone, ma sono stato fortunato

Presidio in piazza per chiedere un corridoio umanitario. La storia di Yankuba dal Gambia

Benevento.  

 

“Anche io sono venuto in Italia con un barcone, è un viaggio rischioso ma io sono stato fortunato”. Yankuba viene dal Gambia, ora richiede asilo in Italia e sogna una vita migliore. C'era anche lui, oggi pomeriggio, davanti alla prefettura per prendere parte al presidio promosso dal Centro Sociale Autogestito Depistaggio, da Oltre Confine_Scuola di Italiano per stranieri e Antirazzisti, Antifascisti, Antisessisti Beneventani.

“Proteggere le persone, non le frontiere. Aprire un corridoio umanitario subito”. Questa la scritta sullo striscione posto di fronte al palazzo del governo di Benevento. E le voci dei manifestanti hanno chiesto lo stop dell'operazione Triton e hanno condannato le politiche in atto.

“La responsabilità di queste assurde morti è delle politiche dell'Europa Fortezza: sostituire l’operazione “Mare Nostrum” (che di certo non era la soluzione, ma consentiva il soccorso in acque internazionali da parte della Guardia Costiera) con il programma “Triton” di Frontex (che, invece, non prevede soccorso, ma solo pattugliamento militare) significa trasformare il Mediterraneo in un muro d'acqua e costringere migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini, in cerca di protezione, a rischiare la vita in mare”.

Ha guardato le terribili immagini in tv Yankuba. Ha saputo delle quasi mille vite spezzate e commenta “Sono dispiaciuto delle morti, di quei ragazzi che non stati fortunati come me. Vivere in Libia non è sicuro, preghiamo per chi sta per arrivare. Speriamo che possa riuscire a venire e a vivere una bella vita”.

Ripensa alla vita di prima a quando era in Africa “dove – ci spiega – i miei sogni erano finiti. Ora, invece, li ho di nuovo. Gioco a calcio con l'Atletico Brigante e studio. Sto per prendere la terza media. Spero di continuare a studiare”.

Yankuba scuola ad Oltre Confine – Scuola di italiano per stranieri dove Maria Savoia insegna. E' la giovane attivista del Centro Sociale Depistaggio a spiegarci: “Non si tratta di fatalità ma vere stragi. Assassini conseguenza di politiche migratorie ben precise, scendiamo in piazza per chiedere l'apertura immediata di un corridoio umanitario, di fronte a quella che è un'esigenza evidente. Queste stragi sono conseguenza di una chiusura, del dare più importanza alle frontiere rispetto alle persone” e aggiunge: “Occorre aprire gli occhi ed evitare di piangere sul latte versato, specie quando le cause e le conseguenze sono ben evidenti”.

Mariateresa De Lucia