Chiusura del San Marco, così lo hanno lasciato morire - Video

Le sorelle Iannella raccontano i tentativi per salvare la struttura. «Nessuna volontà politica»

Benevento.  

E' un nuovo colpo alla vita cittadina. Una sconfitta di tutti, perché un teatro, una libreria o un cinema che chiudono sono un passo in più verso una deriva culturale che cancella identità e futuro. C'è amarezza ma non rassegnazione nelle parole di Iolanda e Angelica Iannella che ad Ottopagine hanno confidato gli ultimi tentativi per salvare la loro attività. Il Cinema San Marco ha chiuso. Dal 15 gennaio la famiglia che gestiva la struttura di via Traiano da vent'anni lascerà le sale che, in questi giorni, stanno tristemente smantellando. «Siamo qui da 20 anni – comincia a ricordare Iolanda - ma già negli anni '60 nostro padre Salvatore gestiva l'attività cinematografica nel teatro Comunale. Trent'anni di cinema. Poi il comune decise di puntare sul teatro e ci propose la struttura di via Traiano. Ci siamo trasferiti qui nel '90 con un accordo tra Comune, proprietà e la nostra gestione.

 

 

Abbiamo completamente ristrutturato la sala e abbiamo dato il via all'attività che nasce da un contratto a tre tra: comune, il proprietario della struttura e noi gestori. Il comune si impegnava a pagare un contributo al proprietario, noi gestivamo la struttura e mettevamo a disposizione del comune 100 giornate». Un viaggio iniziato lontano che lascia ricordi preziosi come quella vetrina nel foyer del teatro con le foto di Pier Paolo Pasolini. E' uno dei più controversi ricordi della città. E' qui che Pasolini subì il processo per il film 'I racconti di Canterbury'. Accusato di oscenità per la pellicola del 1972 il regista fu giudicato dal tribunale di Benevento insieme al produttore del film e al gestore del cinema: Salvatore Iannella. Ricordi lontani, sbiaditi, ma non certo cancellati. Negli anni la sala si rinnova e si punta sul cinema di qualità: «Con la rassegna Arci abbiamo raccolto molti appassionati, abbiamo invitato gli autori e coinvolto la rete degli spettatori».

 

I primi segnali di crisi cominciano ad arrivare nel duemila «Abbiamo deciso di ritrasformare questa struttura, si parlava di multisala e nel 2004 abbiamo presentato un progetto che prevedeva, invece che un unico grande spazio due piccole sale e un'altra più grande divise da un pannello amovibile per conservare la struttura originale. Il progetto dell'architetto Costa fu bloccato: ci fu rifiutata l'autorizzazione dal proprietario che era in causa con il Comune perché l'ente non riusciva più a sostenere il contributo promesso». Poi le vicende giudiziarie si fanno più complesse i costi di gestione sempre più insostenibili e le multisale diventano concorrenti troppo agguerriti. “Abbiamo tentato varie strade – rincara la dose Angelica Iannella –. Abbiamo provato con rassegne importanti ma ci hanno bloccato i necessari permessi. E i tanti che oggi si lamentano non si vedevano certo agli spettacoli. L'ultimo baluardo era la serata della rassegna Arci ma un cinema non può certo reggersi sull'incasso di una sola sera a settimana».

 

 

Quando il rischio chiusura è diventato troppo reale nessuno, purtroppo, ha ascoltato le richieste di aiuto. «La risposta dalle istituzioni è stata inesistente. Non c'è stata alcuna volontà politica di salvare il San Marco. Abbiamo proposto vari progetti ma ci hanno risposto che il comune punta ad altro. Ai turisti....». Anche l'ipotesi di spostare l'attività è caduta: «Ci hanno anche elencato alternative ma le sale in questione sono tutte attualmente chiuse e da ristrutturare. Anche la nostra proposta per Palazzo Paolo V dove, per altro un cinema esisteva già, è andata a vuoto. Lì si sarebbe potuta immaginare una casa del cinema ma occorre per i turisti... Anche se così si sta lasciando morire la città».