Troppo eolico? Legambiente: "Una bufala creata dai media"

Il dossier Comuni rinnovabili smonta la tesi dell'eccessivo impatto. I vantaggi invece sono reali

Benevento.  

 

Le vestali (interessate) del territorio deturpato dovranno farsene una ragione. La temuta invasione degli impianti eolici, numeri alla mano, non esiste, né in Italia, né nel Sannio.

Lo attesta Legambiente che ha pubblicato nelle scorse ore il tradizionale dossier “Comuni rinnovabili”. Una pietra miliare ormai per esperti della materia e non. L'associazione del Cigno verde, un'autorità riconosciuta in campo ambientale, effettua ogni anno il monitoraggio degli impianti di energia alternativa in tutto il territorio nazionale.

Cifre rilevanti quelle che emergono dallo studio. In Italia nel 2014 le fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, eolico, biomasse, geotermico) hanno coperto il 38,2 per cento dei consumi elettrici e il 16 per cento del fabbisogno energetico totale, con un consistente risparmio sia in termini ambientali che economici.

Al primo posto per quota di copertura del fabbisogno c'è l'idroelettrico che soddisfa il 18,7 per cento del consumo elettrico nazionale totale. A seguire il fotovoltaico (7,5%), l'eolico (4,8 per cento), biomasse (3,8%) e geotermia (1,8%). Il dossier rivela che sono ben 2.809 i comuni italiani che producono attraverso installazioni alternative più energia elettrica di quanta ne consumano. Con rammarico bisogna però constatare che la gran parte di tali centri è ubicata nel Centro-nord, malgrado le condizioni climatiche dovrebbero favorire il meridione.

Una voce rilevante nel panorama della “green energy” italiana arriva dal settore eolico. Secondo Legambiente sono 8.736 i megawatt attualmente installati sul suolo nazionale per una produzione annua pari a 14,9 terawatt. Rendimenti elevati ma diffusione tutto sommato contenuta: sono 700 i comuni interessati da insediamenti eolici pari al 5,3 per cento del totale. “A dimostrazione – chiosa con efficacia Legambiente – di come il possibile impatto di questi impianti sul paesaggio, di cui si è molto discusso sui media, riguarda comunque un'area molto limitata del Paese”.

E che tale pur minimo impatto non riguardi il Sannio lo attesta una ulteriore rilevazione effettuata dall'associazione ecologista: nella top ten dei comuni con la più elevata concentrazione di torri a vento non figura alcun centro della provincia di Benevento. La classifica è guidata da centri della provincia di Foggia e comprende il comune irpino di Bisaccia, terzo per impianti di grande taglia e primo nella sezione del mini eolico. 

Una bufala dunque quella della invasione selvaggia che i numeri si incaricano puntualmente di smentire. Ma se anche si volesse dare credito alla tesi dell'eccessivo impatto paesaggistico, nella valutazione costi – benefici bisogna inserire un ulteriore, importante elemento che il dossier di Legambiente evidenzia: “L'eolico impiega 40.000 addetti, con una crescita media annua di 5.000 unità. Un contributo importante che potrebbe migliorare con il raggiungimento degli obiettivi energetici da fonte rinnovabile al 2020 di 16.200 megawatt che porterebbe con sé risultati importanti, coprendo non solo il fabbisogno di energia elettrica di circa 12 milioni di famiglie ma migliorando anche la qualità dell'aria attraverso un risparmio di 23,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica e 6.000 tonnellate di polveri sottili, oltre a 66.000 nuovi posti di lavoro”.

E, come si suol dire, scusate se è poco.

Paolo Bocchino