Cerreto: tra clandestini, "bivacchi" e accuse di razzismo

Il sindaco Santagata firma un manifesto molto forte, tirandosi dietro accuse di razzismo

Cerreto Sannita.  

Tra ruspe e scandali romani, quello dei migranti e dell'accoglienza è di sicuro uno dei temi più dibattuti del momento. Gli sbarchi, le frontiere bloccate dalla Francia, e un problema ormai di difficilissima gestione mettono a nudo tutti i limiti di una Europa che non funziona e di un'Italia che affanna.

Tema che tocca anche le piccole comunità del Sannio: fa discutere a Cerreto un manifesto pubblicato a firma del sindaco, Pasquale Santagata, che impazza ormai sui social. Alcune espressioni sono forti, molto: «Non permetterò – assicura il sindaco – a nessun clandestino di bivaccare sul nostro territorio».

Parole che, a giudizio di molti, sanno di razzismo. Ma Santagata non ci sta, come si può evidenziare dal colloquio telefonico avuto con Ottochannel : «Ma quale razzismo, chi dice questo fa l'anima bella e non risolve i problemi, io invece mi preoccupo della sicurezza della mia comunità». Al sindaco viene fatto notare che probabilmente, però, le scelte lessicali (i clandestini che bivaccano), sono effettivamente al limite perché lasciano pensare che se a un clandestino non sarà permesso di bivaccare, il bivacco sarà tollerato per italiani o nullafacenti, ma Santagata rivendica le sue parole: «Innanzitutto italiani e nullafacenti non bivaccano, magari dormono in macchina, con grande dignità, e poi quelle parole le ribadisco: nessun clandestino bivaccherà qui. Sono parole forti? Le rivendico, è un modo per aprire una discussione, è un linguaggio volutamente forte per far capire che questo schifoso mercimonio che si fa sulla pelle della povera gente non può rovinare comunità come quella di Cerreto».

Un linguaggio forte, sì, che si è portato appresso accuse forti per il primo cittadino, che però evidentemente ci tiene a mantenere vivo il dibattito, tant'è che ricorrere a una citazione in maniera neppure troppo casuale: «Mi accusano di razzismo? Bene, rispondo con una espressione a me molto cara: “Me ne frego”».  

Cristiano Vella