Il crollo del tabacco nel Sannio

Intervista al presidente Unitab e a un produttore del comune di Paduli

Benevento.  

Non sono confortanti i dati sulla produzione di tabacco nella provincia di Benevento forniti dal presidente dell’Unione dei tabacchicoltori europei (Unitab), Oriano Gioglio. «Una caduta drastica per il Sannio - commenta Gioglio – rispetto alla fine degli anni ’90 inizio 2000, quando nel beneventano si producevano circa 140-50mila quintali all’anno».  Quali sono le province italiane che producono la maggior quantità di tabacco? «Perugia, Caserta e Verona.  La produzione di tabacco di queste tre province si aggira tra i 140 e 170mila quintali annui. Quarta è ancora Benevento, dove il comune di Paduli è indubbiamente il primo produttore in provincia, ma parliamo di una produzione di circa 35-40mila quintali annui, estremamente inferiore rispetto a quindici anni fa e che segna un profondo distacco con le prime tre realtà, anche se proprio in questo periodo stiamo discutendo sulle condizioni di rilancio».

A cosa è dovuto il crollo? «E’ dipeso dalla fine dei sostegni comunitari ridotti nel 2006 e poi scomparsi progressivamente. Dal 2010 c’erano solo piccoli aiuti alla qualità, l’articolo 68, ma parliamo di una entità di 30 euro a quintale, oggi neanche quelli. Il valore di mercato non ha sostituito il valore dei primi sostegni comunitari. I sostegni comunitari si sono trasformati in titoli, anche se i benefit sono poca roba. Poi c’è il discorso Regione Campania e l’attivazione della misura agro-alimentare».

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In che cosa consiste? «In una gestione della produzione del tabacco più pulita e rispettosa dell’ambiente. E mi riferisco anche al modo in cui si somministrano i prodotti chimici sulle piante. Noi in Umbria abbiamo attivato a riguardo un processo di tracciabilità che prevede l’assistenza tecnica ai produttori, sicuramente più rispettosa dell’ecologia e dell’ambiente. Ci sono poi in Campania ancora pratiche di essiccamento, nei capannoni, come per la varietà del Kentucky, dove sono alti i rischi di infortuni. La Toscana ad esempio ha rinnovato gli essiccatori. Saranno determinanti le scelte della Regione». 

Michele Intorcia